Accade un fenomeno strano. Nell’epoca in cui sono stati spazzati via, delegittimati culturalmente, anticomunismo e antifascismo, si diffonde il disprezzo antropologico per “il democristiano”, squalificato moralmente e considerato come sinonimo di trescone, traditore e cinico.
Nonostante siano stati il meglio, la salvezza del Paese, i democrisatiani vengono presentati come “il peggio” della storia d’Italia, quasi l’emblema di quell’ “Italia alle vongole” che era il bersaglio delle invettive scalfariane e prima della scuola azionista.
Perché oggi tale disprezzo antropologico per il “diccì” è diffuso ed espresso nell’area di centrodestra piuttosto che a Sinistra ?
E’ strano, perché l’elettorato della Casa delle libertà è in gran parte quello democristiano, la classe dirigente di Forza Italia è in discreta misura di provenienza democristiana e Berlusconi nei suoi discorsi ufficiali ha sempre – e giustamente – rivendicato la continuità con le scelte di fondo di De Gasperi e con la cultura antistatalista di don Sturzo, anzi lui stesso ha rivendicato quella provenienza (ha raccontato di aver attaccato manifesti della Dc già da ragazzo nella mitica campagna elettorale del 1948). Continua

Lo confesso: sono interista. Nessuno è perfetto, si diceva fino all’altroieri, quando si veniva trattati come ridicoli sfigati.
Oggi si è scoperto che eravamo solo corretti e onesti. Insomma avrei mille motivi fondati di risentimento, vorrei vedere il mio amico Giampiero Mughini con la cenere in capo che ritratta tutti gli sberleffi ai nerazzurri (che spendono capitali e non vincono).
Ma buttare la Juventus in C e Lazio, Fiorentina e Milan in B è peggio che un’oscenità. E’ un errore. Vuol dire ammazzare il campionato di calcio più bello del mondo.
Vuol dire punire fantastici atleti che non hanno fatto niente di male e derubare milioni di italiani, vuol dire impoverire di colpo la nostra vita sociale. Quale gelida vendetta giacobina può chiamare giustizia una simile desertificazione? Continua

Oscar Wilde diceva: “Amo i partiti, perché sono l’unico posto dove non si parla di politica”.
In effetti consideriamo Forza Italia: l’Unione ha vinto le elezioni?
Ha occupato tutte le istituzioni e ha cacciato il centrodestra all’opposizione? Poi ha stravinto anche il referendum?
E’ stata una botta storica, dopo cinque anni di governo, tanto che lo stesso Fini parla di chiusura della Casa delle libertà?
Sì, tutto vero.
Ma dal partito di maggioranza non si ode voce. Hanno una direzione o un consiglio nazionale o un congresso, un luogo dove parlare di politica? Boh. Se c’è lo tengono nascosto bene. Non dico che sarebbe bello vederli mettere in campo analisi e proposte e addirittura votarle (non chiedo tanto), ma almeno discutere. Continua

“Vi sono degli stati sociali in cui governano i più intelligenti: è il caso dei babbuini”.
Così diceva Konrad Lorenz. Il celebre etologo evidentemente non conosceva le regioni rosse italiane e i nostri governi di sinistra.
Anche lì governano i più intelligenti. Che sono anche i più bravi, i più onesti e i più colti. Sono come gli Elfi del “Signore degli anelli”: alti, belli, biondi e con gli occhi azzurri. Hanno il dono della levitazione, dell’ubiquità, camminano sulle acque, trasformano l’acqua in vino ed elargiscono felicità. Loro non hanno il peccato originale. Sono innocenti come vergini appena create. Dove camminano i capi dei Ds toscani, emiliani o umbri crescono tosto violette e tulipani. Nei loro fiumi scorrono latte e miele e la natura produce spontaneamente ogni genere di frutto o alimento. Il leone dorme con la gazzella e dovunque tintinnano cembali. Continua

Di certo l’inglorioso caso Savoia (un casino, anzi un casinò) è utile al governo.
Sono chiassosamente tornati i reali, invece i conti (di Prodi) non tornano, ma nessuno più ne parla.
I conti non tornano né in economia (lo scomparso e controverso “cuneo fiscale, la paventata stangata, la legge Biagi), né in politica estera (Usa, Iraq e Afghanistan), né con la modernizzazione del Paese (le grandi opere che sono state bloccate), né come “immagine pubblica” (la moltiplicazione delle poltrone), né sui temi di costume come la parata del 2 giugno, il gay pride e il “caso Mussi”.
Secondo i giornali di una settimana fa stavano già prendendo le distanze da questo esecutivo gli Usa, la Confindustria, la Chiesa, l’esercito e in parte i sindacati (perfino Eugenio Scalfari ha storto il naso).
Claudio Rinaldi – pur simpatizzante di sinistra – sull’Espresso esternava così il suo sconcerto: “A rendere più fastidiosa la verbosità corrente (dei ministri) contribuisce la sua scarsissima capacità di tradursi in atti di governo. Finora si è pontificato, ma non operato… Al proliferare delle chiacchiere ha corrisposto soltanto il moltiplicarsi delle poltrone, fino al grottesco record di 102 fra ministri, viceministri e sottosegretari”.
Insomma il rodaggio del nuovo governo, secondo Rinaldi, è addirittura “imbarazzante”. Continua

Mentre infuriano le polemiche sul gay pride e sulle presunte “interferenze” della Chiesa su questioni di costume e di etica pubblica (il Papa stesso ha dovuto precisare, con uno splendido discorso ai giovani, che la Chiesa non è “sessuofobica” e non è un tribunale di proibizioni, ma è un grande “si” alla felicità), è uscita una sorprendente e inattesa apologia della Chiesa Cattolica sulla “Rivista di sessuologia”, che è il magazine ufficiale del Centro italiano di sessuologia. Continua

E’ un piccolo giallo vaticano. Il documento del “Pontificio consiglio della famiglia” su “Famiglia e procreazione umana”, quello che ieri ha fatto fare titoloni ai giornali (il Corriere lo ha lanciato in prima pagina) sempre ghiotti di polemiche su materie sessuali, sembra non esistere. Non se ne trova traccia nel sito della Santa Sede, nemmeno nella pagina web del pontificio consiglio (e questo è ancor più curioso). Continua