La pandemia ha avvelenato il clima che già prima era abbastanza rancoroso. In particolare ad incendiare il dibattito pubblico è stato l’irrompere del fenomeno Novax.

Cosa s’intende per Novax? Non si tratta di chi ha paura a fare il vaccino o di chi ha domande (più che legittime) o dubbi, i quali meritano rispetto e risposte serie e argomentate.

Non si tratta nemmeno di chi critica la gestione dell’emergenza pandemica, disastrosa soprattutto nel primo anno (governo Conte2): questo giornale ha sempre raccontato e criticato gli errori, i ritardi, la confusione, le assurdità di tutte le fasi dell’emergenza.

No, per Novax s’intende un’ideologia. Si potrebbe forse definire: un’ideologia del sospetto universale che delegittima (e rifiuta) ogni autorità. Continua

“Il visitatore che entra nella navata di Santa Maria Maggiore si crede trasportato nel mondo antico: è una chiesa cristiana, o il portico di Atene dove i filosofi insegnavano la saggezza? Queste belle colonne ioniche sormontate da un architrave, queste lunghe linee orizzontali, questi vasti spazi esprimono la serenità, e la pace”.

Tomaso Montanari si riconosce in questa pagina di Émile Mâle: “Fin da bambino” scrive nel libro “Chiese chiuse” (Einaudi) – “ho perdutamente amato le chiese. Varcare la soglia delle immense basiliche ombrose della mia città, Firenze, voleva dire entrare in un tempo separato eppure tangibile, vivo, colorato. Come una favola: ma vera, e infinita. Una favola in cui i morti, che abitano sotto il pavimento o nelle grandi arche addossate ai muri, ci parlano; le opere d’arte sono come vivi animali nella tana; Dio è vicinissimo, e il tempo corre avanti e indietro… forme, testi che rendono tangibile, vorrei dire abbracciabile, la Storia. Luoghi di silenzio: pause nella vita di ogni giorno, capaci di suggerire un diverso senso del tempo, un altro ritmo esistenziale. Un riposo dell’anima, e del corpo. Ancora oggi, se chiudo gli occhi, riesco a sentire l’inconfondibile odore umido della mia amatissima Santa Maria Novella, dove sono cresciuto”. Continua

Un vecchio leader democristiano, Pierluigi Castagnetti, che i media ritengono molto vicino al presidente Mattarella, nei giorni scorsi – considerando la tensione fra Usa e Russia – ha scritto un tweet alquanto saggio:

Non scherzare col fuoco. Va bene la reazione USA alla minaccia russa di invadere l’Ucraina con 175000 uomini. Va bene la vicinanza UE all’Ucraina. Ma che facciamo per evitare che? Forse è ora di dire che la pretesa russa che l’Ucraina non entri nella Nato ha qualche senso”.

Parole di realismo andreottiano. Infatti l’ingresso dell’Ucraina nella Nato – peraltro in violazione degli impegni presi con Mosca dai presidenti americani – non è solo una questione diplomatica fra Usa e Russia, ma è un rischio colossale per tutti noi: potrebbe essere la scintilla che rischia di trascinarci in un conflitto, prima economico, con disastrose sanzioni e grossi problemi per le forniture di gas, ma forse poi anche militare. Continua

Voglio segnalare anche il bell’articolo del professor Giovanni Maddalena  QUI che coglie un altro importantissimo aspetto della conferenza stampa del papa.

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Domani è l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Jorge Mario Bergoglio che venerdì 17 dicembre compirà 85 anni. Non so se, in cuor suo, farà un primo bilancio del suo pontificato (gli analisti hanno già cominciato).

Di certo è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori (non so cosa è peggio).

Sono arrivati a imputargli pure il vaccino, come fosse una sua colpa e non una protezione dalla pandemia (peraltro è il vaccino di Trump, non certo del papa).

Anche ieri un giornale lo ha accusato di non dire nulla sul prossimo dibattito parlamentare italiano relativo all’eutanasia, quando proprio l’altro ieri, parlando ai giuristi cattolici, il papa aveva implorato i giuristi di rifendere i diritti dei dimenticati e – insieme a lavoratori e migranti – aveva citato malati, bambini non nati, persone in fin di vita e poveri (peraltro sull’aborto Francesco usa espressioni perfino più dure di Giovanni Paolo II).

Dall’altra parte apri “Repubblica” e trovi Scalfari che, professandosi suo tifoso, gli attribuisce improbabili teorie o – proprio ieri – Luigi Manconiche ricama su una frase del pontefice relativa ai peccati della carne, attribuendogli una “svolta” che è solo nei desideri di Manconi (in realtà il papa ha solo ricordato la tradizionale distinzione della Chiesa fra il peccato di debolezza e il peccato di malizia). Continua

APOCALITTICI INTEGRATI

Non c’è solo un certo sgangherato millenarismo dei Novax. C’è anche quello ecologista, che è molto mainstream e annuncia continuamente l’apocalisse per il riscaldamento globale che – a sentire la narrazione dominante – sarebbe dovuto alle attività umane.

Una ventina di anni fa Bjørn Lomborg pubblicò un grosso volume per contestare – punto per punto – l’allarmismo verde: “The Skeptical Environmentalist” (“L’ambientalista scettico. Non è vero che la terra è in pericolo”, Mondadori), un best seller che sollevò molte discussioni. Un libro da rileggere.

Nei giorni scorsi Lomborg, sul settimanale “Tempi” (5/12), ha scritto della recente conferenza Onu sul clima di Glasgow ironizzando su questo simposio che si è presentato come la nostra ‘ultima chance’ per contrastare la ‘catastrofe climatica’ e ‘salvare l’umanità’”. Continua

Anche Ernesto Che Guevara ha fatto cose buone. Mi sono imbattuto in un suo pensiero che mi sembra utile oggi: “il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi”.

È un suggerimento prezioso nella sarabanda su vaccini e Green Pass che continua da mesi a imperversare sui media. Ci vuole una moratoria.

Nessun bavaglio o censura, solo un’autodisciplina che regali a tutti un po’ di quiete. Spero che l’atmosfera natalizia metta fine all’isteria collettiva. Continua

Siamo al terzo inverno di pandemia e, in questa tempesta mondiale che fa migliaia di morti e grandi danni economici, fino a destabilizzare le istituzioni democratiche, nessuno parla più del suo luogo di origine, la Cina.

La pandemia ci è già costata quanto una guerra persa, in termini di vite umane e di ricchezza distrutta, e ancora non si capisce quando e come ne usciremo.

Ma della misteriosa origine del virus, degli errori e delle bugie delle autorità comuniste nella prima fase – quando la pandemia poteva ancora essere contenuta e il regime perseguitò chi lanciò l’allarme – sembra che tutti abbiano paura di parlare, perché la Cina è una superpotenza molto suscettibile e il “partito cinese” allunga la sua influentissima ombra sulle società occidentali (basti vedere l’isolamento internazionale del Dalai Lama). Continua

CENTENARIO

È passato anche il centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano e sembra che nessuno se ne sia accorto. Di quel partito che fu il più forte Pc d’occidente, che raccolse l’adesione appassionata di milioni di militanti, di quel partito che aveva avanzato la pretesa di essere l’Italia migliore, sembra non rimanga nulla. Dissolto.

Per questo centenario è uscito il libro sentimentale di Fabrizio Rondolino, “Il nostro Pci. 1921-1991 un racconto per immagini” (Rizzoli) e quello di Mario Pendinelli e Marcello Sordi, “Quando c’erano i comunisti” (Marsilio). Continua

“Salviamo il Natale”. Anche quest’anno si ripropone lo stesso slogan, tuttavia con molto meno allarme giacché il 28 novembre dell’anno scorsoavevamo 686 morti e 26.323 nuovi casi di contagio, erano ricoverati con sintomi 33.299 pazienti e c’erano nelle terapie intensive 3.762 malati più gravi.

Invece quest’anno il 28 novembre abbiamo avuto 47 morti (contro 686 dell’anno scorso), 12.932 nuovi casi (con più del doppio di tamponi fatti) e abbiamo 4.964 ricoverati nei reparti ordinari e 638 persone in terapia intensiva.

Quindi la narrazione novax secondo cui – ripetendo l’appello “salviamo il Natale” – siamo alle solite e non è cambiato niente, risulta del tutto destituita di fondamento. La situazione è enormemente diversa.

Quest’anno parliamo di “salvare il Natale” perché la pandemia accerchia le frontiere del nostro paese che però è fra quelli in migliori condizioni.

In particolare parliamo di “salvare il Natale” a causa della variante Omicron su cui tuttavia non giungono – al momento – le notizie apocalittiche che inizialmente temevamo. Continua

L’elezione del nuovo presidente della Repubblica è un appuntamento che – nelle cronache dei giornali – sembra un gioco a nascondino o un banale Risiko (per qualcuno un “rosico”). I partiti non sanno dove sbattere la testa.

In questa nebbia fitta di chiacchiere però ha fatto irruzione finalmente un pensiero, una riflessione geopolitica che fa capire almeno la vera posta in gioco nella partita del Colle.

Il piccolo e denso libro di Giulio Sapelli e Lodovico Festa – “due sovranisti molto chic” li ha definiti Giuliano Ferrara – ha un titolo perentorio: Draghi o il caos. La grande disgregazione: l’Italia ha una via d’uscita?” (Guerini e Associati). Continua