I nodi del governo stanno venendo al pettine e il nodo principale è “l’anomalia Conte” (come ebbe a dire la renziana Bellanova).
Il 23 maggio 2018 Giuseppe Conte, ricevendo l’incarico di formare l’esecutivo M5S-Lega, disse: “sarà il governo del cambiamento”. Invece nel 2019 ha realizzato il cambiamento del governo restando premier: un presidente del Consiglio che succede a se stesso, capovolgendo la sua maggioranza, è un caso unico nella storia d’Italia.
E’ stato possibile perché Conte non è un politico, uno statista, non si è mai presentato alle elezioni con una bandiera e un programma, non ha (o almeno non ha mai esposto) una sua visione del Paese o del mondo, non ha identità ideologica. Non ha avuto neanche precedenti impegni pubblici e non ha rivestito ruoli istituzionali (come Ciampi o Dini o Monti o Draghi) così da reincarnare la figura del tecnico.
Conte – secondo lo storico Ernesto Galli della Loggia – “è un signore assolutamente sconosciuto” che d’improvviso diventa premier, ma che “non rappresenta niente e nessuno”. Fu chiamato proprio perché era la scelta più anonima e la meno ingombrante per Lega e M5S del 2018 (del resto non è neanche iscritto al M5S). Per questo Galli della Loggia lo ha definito “il trionfo dell’anomalia politica italiana, un’anomalia assurda”. Continua