A volte ritornano e – leggendo ieri, sulla “Stampa”, l’ennesima intervista al compagno Goffredo Bettini (stratega di Zingaretti e leader ombra del Pd) – in effetti appariva evidente: è tornato il Pci. Sotto mentite spoglie, ma è tornato.

Nell’aria c’è molto più che la sola operazione nostalgia partita da qualche settimana (con libri, articoli e iniziative varie) in vista del 100° anniversario della fondazione (21 gennaio 1921).

Non mi riferisco neanche all’ideologia, di cui semmai è custode fedele Marco Rizzo, segretario di un altro “Partito Comunista” ridotto ai minimi termini, ma coerente col marxismo-leninismo. Continua

Il Capo del governo non manca di autostima, ma difetta nell’autocritica. Forse direbbe che non ha posto in garage per un’altra “auto”, ma in questo momento gli sarebbe più utile la seconda, perché ha i freni per fermarsi e il volante per sterzare.

Infatti chi ha una responsabilità di guida (di un Governo, come di un’Azienda) non può eludere la realtà: deve verificare dove sta andando e fare un realistico bilancio per capire se la strada intrapresa è quella giusta o è sbagliata.

Nel nostro caso lo impongono i dati dell’emergenza Covid. Da tre mesi il governo ha di nuovo chiuso l’Italia – danneggiando le attività economiche e limitando la libertà dei cittadini – ma lo scopo dichiarato non è stato raggiunto, infatti ci avevano promesso un Natale in libertà e invece siamo sempre più reclusi. Continua

I parametri vitali del governo Conte bis ieri indicavano “decesso”, a voler prendere per buone le parole di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale di “Italia Viva”, che ha dichiarato: “A oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier”.

Infatti un tempo, dopo un’esternazione simile di un importante esponente di un partito di governo, il presidente del Consiglio sarebbe salito al Quirinale a rassegnare le dimissioni.

Ma ormai è totalmente saltata la grammatica istituzionale e politica e sappiamo che parole come quelle di Rosato prospettano, casomai, una trapasso in differita. Infatti i quotidiani da giorni mettono in pagina la cronaca di una morte annunciata che sembrerebbe doversi verificare, definitivamente, dopo il 6 gennaio. In questo caso l’Epifania, che “tutte le feste si porta via”, ci libererebbe pure dei guastafeste (come ieri li ha definiti Vittorio Feltri). Continua

Siamo al primo posto. Ieri perfino il “Corriere della sera” titolava: “Siamo il Paese con più morti in Europa”.

Se dopo dodici mesi di (sostanziali) pieni poteri di questo governo, l’Italia raggiunge un così triste primato, è lecito esigere che l’esecutivo se ne assuma la piena responsabilità?

In realtà loro sono ben lontani dal riconoscersi delle colpe o dall’ammettere errori. Sembra che vivano lontani dalla realtà come i caporioni dei regimi comunisti che magnificavano i trionfali risultati dei piani quinquennali mentre tutto, in concreto, andava in rovina.

Basta ascoltare il compagno Goffredo Bettini, lo stratega di Zingaretti, che dichiara: “in questi mesi abbiamo retto. Abbiamo salvato l’Italia”(Corriere della sera, 10 dicembre). Capito? Si sentono dei benemeriti, degli eroi. Si autocelebrano come salvatori della patria.

Infatti, con il loro governo, l’Italia non ha solo il record europeo dei morti, ma anche quello della devastazione economica: il crollo del Pil, previsto per il 2020, è del 9,9 per cento (siamo penultimi nella UE, seguiti solo dalla Spagna). Altro bel primato.

Sono riusciti – questi “salvatori” al potere – a dilapidare un fiume enorme di denaro, portando il debito pubblico/pil al 160 per cento e il deficit/pil al 10,8 per cento, senza nessun vero effetto positivo sull’economia.

In più, oltre a questa massa di nuovi debiti, ci hanno pure piazzato il cappio al collo del Mes riformato. Se continuiamo con questi “salvatori”, presto saremo al default, alla disoccupazione di massa e alla fame con la “troika” in casa. C’è davvero da star tranquilli… L’Italia si è trovata con il peggior governo della sua storia repubblicana, nel momento più tragico. Continua

Il presepe allestito quest’anno in piazza San Pietro fa discutere. Non pochi, del popolo cristiano, lo trovano “brutto”, intendendo dire, con ciò, che in un presepio con quelle figurazioni stravaganti (o extraterrestri) c’è qualcosa che non va.

Si dirà che è un giudizio soggettivo. Ma “vox populi, vox Dei”. Sostenere – da parte vaticana – che ognuno ha i suoi gusti, non è una risposta accettabile, in questo caso, perché non siamo in una galleria di arte moderna o a una mostra d’avanguardia.

Non si discute il valore artigianale dei manufatti e l’abilità degli autori (che si può ben riconoscere), ma la scelta del Vaticano. Il presepio della piazza San Pietro è in un contesto religioso, ha lo scopo di richiamare la venerazione dei fedeli per la nascita del Redentore, dunque deve rispondere a un codice liturgico, deve stare in una tradizione iconografica cristiana che per secoli – da Giotto ai popolari presepi napoletani – ha sempre reso riconoscibile, al popolo, il racconto evangelico del Natale di Gesù. E in questo caso non è affatto chiaro. Continua

Il sogno di un’élite globalizzata occidentale è precisamente quello di stabilire una nuova religione mondiale. Per questo piccolo gruppo, le antiche religioni, e in particolare la Chiesa Cattolica, devono trasformarsi oppure morire. Devono abbandonare la propria dottrina e il proprio insegnamento morale, così da riuscire a realizzare una religione mondiale planetaria, una religione senza Dio, senza dottrina e senza insegnamento morale, una religione del consenso. Questa religione finirebbe in realtà per mettersi unicamente al servizio degli interessi finanziari… Siamo di fronte a un’iniziativa politica, ideologica, atea, a una dittatura aberrante e inammissibile.

Card. Robert Sarah, Si fa sera e il giorno ormai volge al declino (Cantagalli)

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La vera minaccia viene dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società… La società moderna intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale

Benedetto XVI

Da Peter Seewald, “Benedetto XVI. Una vita”

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“Quando le cose si fanno serie, è necessario mentire”, diceva tempo fa un presidente della Commissione europea. Di solito le “cose serie” nella Ue sono gli interessi di Germania e Francia.

Infatti, per capire la “riforma del Mes” su cui il Parlamento deve votare il 9 dicembre (da non confondersi col Mes sanitario), bisogna prima superare una giungla di balle.

Chiediamoci: per chi suona la campana? Risposta: per noi. Gli italiani non lo sanno, ma, camuffandosi dietro sigle inglesi e dietro la nebbia delle tecnicalità per addetti ai lavori, stanno perfezionando un marchingegno che potenzialmente può assestare una mazzata su di noi, sui nostri risparmi e sul futuro dei nostri figli. Continua

A 96 anni Eugenio Scalfari continua ad elargire all’umanità le sue perle di saggezza. E pare che voglia proseguire a lungo perché si preoccupa per il sole che fra 5 miliardi di anni si spegnerà.

Infatti, spaziando dalla filosofia alla letteratura, dalla politica alla teologia, gli capita spesso di concludere con l’allarme perché “il Sole – la nostra stella portante – sta invecchiando” e, anche se “ci vorranno millenni per vedere un sole ombroso”, lui, Scalfari, è preoccupato. Evidentemente prevede di esser presente allo spiacevole evento e già riflette sul da farsi.

Ieri però ha evitato il solito finale sul sole e, dopo aver scritto del rapporto fra Benedetto XVI e papa Bergoglio, a sorpresa, ha concluso così: “Questo è il futuro, e non ci dimentichiamo le particelle elementari che ruotano intorno al principe di Salina. Speriamo bene”. Continua

Di sicuro “Il Fatto quotidiano” non ha alcuna simpatia per l’opposizione di centrodestra ed anzi è vicino al governo. Ebbene ieri, sopra la testata (dove Marco Travaglio ogni giorno sintetizza in una frase il suo giudizio sulle notizie del giorno), si leggeva: “Sondaggi: Pd e M5S hanno 2 punti sotto le Europee del 2019. Ma, anziché fare autocritica, reclamano il rimpasto. Sicuri che il loro problema sia il governo?”.

Il riferimento è al sondaggio pubblicato sabato scorso dal “Corriere della sera” dove in effetti il Pd ha il 2,1 per cento in meno rispetto alle Europee del 2019 e 2,1 per cento in meno ha pure il M5S (il quale retrocede a quarto partito, sorpassato da Fratelli d’Italia).

Questi due partiti sono in calo pure rispetto al mese scorso. Egualmente scende Italia viva e va giù il gradimento per il governo e per il presidente del Consiglio Conte.

Ma quel sondaggio (con la Lega in crescita, come ha sottolineato ieri Pietro Senaldi) è significativo soprattutto perché conferma, per l’ennesima volta, una notizia clamorosa, che tuttavia oggi passa del tutto inosservata in Italia (dove non si considera mai il “popolo sovrano”): ovvero la notizia che quello attualmente al potere, nel nostro Paese, era e resta un governo di minoranza fra gli italiani.

Infatti i partiti di governo (Pd, M5S, Leu e Italia viva) raggiungono più o meno il 41,5 per cento, mentre il centrodestra sfiora (stabilmente, da tempo) il 50 per cento (che alle elezioni significa maggioranza assoluta dei seggi).

Si dirà che i sondaggi lasciano il tempo che trovano e che in Parlamento la coalizione di governo ha la maggioranza che le deriva dalle elezioni politiche del 2018. Ma, se non vogliamo prendere in giro gli elettori, la politica non è la mera aritmetica: sta anzitutto nelle proposte che si fanno al Paese.

In effetti nelle elezioni del 2018 la coalizione che prese più voti fu quella di centrodestra con il 37 per cento: ben 15 punti percentuali più del centrosinistra e 5 più del M5S. Ma il centrodestra non ebbe la possibilità di formare un governo. Continua