Secoli di fede, di storia e di arte che vanno in cenere: così va in cenere la nostra anima, la nostra identità. Stavolta il fuoco ha colpito la cattedrale gotica di Nantes. Dopo l’incendio che ha devastato Notre Dame a Pariginell’aprile 2019 è un altro colpo durissimo alla millenaria cristianità francese. E se per Notre Dame si è escluso l’attentato (ma si aspettano altre convincenti spiegazioni), nel caso di Nantes si indaga sulla pista dolosa. Prima c’era già stato l’incendio nella famosa chiesa di Saint Sulpice, sempre a Parigi e di molte altre chiese cattoliche.

Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Interno, nel 2018 sono stati censiti 1.063 ‘fatti anticristiani’ e nel 2017 erano stati 1.038. Si tratta di chiese bruciate, vandalizzate, saccheggiate o profanate in Francia. Un’enormità! Ma nessuno parla di cristianofobia e nessuno fa leggi per proteggere i cristiani.

Eppure è evidente l’attacco alla Chiesa e la volontà di distruzione di ogni traccia della cristianità. E’ chiaro che il cattolicesimo è oggi bersaglio di un odio violento che porta a profanazioni, saccheggi, distruzioni di statue, devastazione di tabernacoli, dispersione di ostie e scritte tracciate con le feci. Continua

I 20 anni di “Libero” – che nasce come giornale controcorrente e proclama questa ambizione fin dal nome della testata – cadono in un momento in cui la discussione sulla libertà d’opinione e l’informazione è spesso incandescente. Non solo in Italia.

Perfino negli Stati Uniti: basta leggere il manifesto di alcuni intellettuali (assai impauriti) contro la nuova Inquisizione politically correct, che ormai incombe perfino sul presidente Trump.

Stiamo andando verso una forma di libertà “controllata” e fortemente limitata? C’è addirittura chi sostiene che siamo ormai nella società del Grande Fratello di Orwell. A scriverlo – con dovizia di argomenti – non è proprio l’ultimo arrivato, né un bigotto conservatore, ma è un intellettuale che per anni è stato uno degli astri della “gauche” francese, coccolato anche sui giornali progressisti italiani: Michel Onfray. Continua

Sabato scorso “Avvenire” ha fatto un titolo quantomeno ambiguo sulla trasformazione della basilica di Santa Sofia in moschea: “Santa Sofia è di Erdogan”.

Il sottotitolo recitava: “Insorgono l’Onu, gli ortodossi, Usa, Ue e Atene”. Dall’elenco mancava clamorosamente l’istituzione che più avrebbe dovuto manifestare dolore e disappunto: la Santa Sede.

Un silenzio imbarazzante che – col passare delle ore – diventava sempre più insostenibile, perché rischiava di replicare l’analogo silenzio del papa di domenica scorsa su Hong Kong quando Bergoglio si è rifiutato di leggere, all’Angelus, un pensiero sulla repressione della libertà e dell’autonomia di Hong Kong da parte del regime comunista cinese.

Oltretutto con la replica di un altro silenzio papale, stavolta relativo all’Italia, cioè alla controversa legge sull’omofobia, in discussione al Parlamento, che – secondo vescovi, sacerdoti e laici – minaccia gravemente la libertà di insegnamento della Chiesa. Anche su questo il papa – sempre così interventista nella politica italiana – sta osservando il più rigoroso silenzio (pur essendosi pronunciato più volte, in passato, su questi temi). Continua

Proprio mentre Giuseppe Conte annuncia il prolungamento dello stato d’emergenza è uscito il libro di Giorgio Agamben, “A che punto siamo?”(Quodlibet) dove il filosofo raccoglie i suoi interventi, così controversi, scritti durante e contro il lockdown, e dove aveva previsto che lo stato d’eccezione sarebbe stato prolungato.

Agamben è uno dei filosofi italiani più tradotti e stimati all’estero. Infatti è stato intervistato da diversi giornali stranieri e (sebbene sia, da sempre, culturalmente “di sinistra”) è stato ignorato dai nostri media che non sopportano pensieri difformi.

Quello che vorrebbe farci vedere è “la trasformazione di cui siamo testimoni” nella vita politica e sociale, che “opera attraverso l’istaurazione di un puro e semplice terrore sanitario e di una sorta di religione della salute”.
Il pensatore denuncia la trasformazione dello stato d’eccezione in una prassi che diventerà sempre più normale, finendo per liquidare la democrazia borghese parlamentare così come l’abbiamo finora conosciuta, trasformandola in un’altra cosa che non è ancora definita. Continua

Quali sono i veri contenuti del patto – tuttora segreto – fra Vaticano e regime comunista cinese? E perché, dopo due anni, viene ancora nascosto? Cosa c’è da nascondere? La domanda è sempre più scottante, anche perché domenica si è verificato un autentico giallo.

Il vaticanista Marco Tosatti, nel suo seguitissimo blog “Stilum curiae”, subito dopo l’Angelus, ha rivelato che nel bollettino distribuito ai giornalisti prima della preghiera del Papa, erano contenute anche alcune importanti parole sulla crisi di Hong Kong, dove il regime di Pechino sta definitivamente schiacciando la libertà e l’autonomia. Continua

C’è chi – anche in Vaticano – si pone con inquietudine una domanda: perfino il Papa, domani, potrebbe essere “inquisito” – in via di principio – in base alla legge, appena presentata in Parlamento, sull’omotransfobia? O potrebbero esserlo vescovi, preti e fedeli che ne riportano il magistero?

I promotori della legge sostengono che la libertà di parola non viene toccata (bontà loro), tuttavia gli oppositori sostengono che non è così. Secondo il sen. Quagliariello “quel Ddl prevede un reato di opinione… chi esprime un’opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato”. E il card. Ruini concorda con lui: “Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo”.

In effetti la fattispecie dei reati, in questo Ddl, è così generica che la critica – per esempio – al matrimonio omosessuale o alla teoria del genere o ad altre richieste Lgbt, potrebbe domani essere impugnata e giudicata come “discriminazione” o “istigazione all’odio”. Continua

In un drammatico documento di Benedetto XVI si legge: A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi (…) perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo.

Il dibattito politico, la lettura dei giornali, i social confermano ogni giorno che ci sono persone contro cui ormai è tranquillamente ammesso esprimere disprezzo e odio, anzi è addirittura doveroso.

Guardiamo il trattamento riservato a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (che non scandalizza nessuno) o, oltreconfine, a Donald Trump, sommerso da un odio e disprezzo mai visti, tanto più sorprendenti se paragonati all’atteggiamento di riguardo che si riserva a certi tiranni, come il cinese Xi Jinping. Continua

Indro Montanelli diceva che, quando si sarebbe fatta l’Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei.

E’ andata proprio così, infatti è stata per noi una colossale fregatura. Solo la nostra mediocre classe di governo sembra credere (ancora) alla retorica melensa dell’europeismo ed è pronta a ogni cessione di sovranità e ad ogni resa sulle questioni concrete, mentre tutti gli altri governi si battono per i loro interessi nazionali.

L’euro è il simbolo perfetto di questo assurdo suicidio nazionale. Se vi chiedete perché in questi venti anni la nostra economia è andata in coma e quella tedesca ha volato, trovate qui la risposta. Continua

Ci sono molte armi di distrazione di massa – usate dal potere politico, economico e mediatico – che rendono difficile capire cosa sta davvero succedendo e perché. Ma certi episodi – se si uniscono i punti – fanno capire tutto.

DIKTAT

Consideriamo l’assurdo rapporto fra Italia e Germania (ovvero la Ue). Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel era sulle prime pagine di alcuni giornali italiani con un messaggio chiaro. “La Stampa” lo sintetizzava in riferimento al Mes: “Merkel: l’Italia utilizzi tutte le risorse Ue”. Continua

È partita la corsa per il Quirinale. Per la verità già da tempo erano cominciate le grandi manovre, ma ora tutto è stato portato allo scoperto da Matteo Renzi, a cui si è accodato ieri Eugenio Scalfari col solito sgangherato sermone domenicale.

TUTTO IL POTERE AL PD

Il Pd è uscito battuto alle elezioni politiche 2018, precipitando al 18 per cento, il minimo storico, ciononostante ritiene che – come per diritto divino –la Presidenza della repubblica spetti ancora e sempre a un suo esponente.

Al partito di Zingaretti non basta occupare già il governo e le tante altre poltrone annesse e connesse. Pur avendo perduto le elezioni vuole anche il Quirinale e per ottenerlo ha fatto di tutto per scongiurare le elezioni anticipate nelle quali gli italiani gli assisterebbero un’altra batosta che lo metterebbe fuori dai giochi. Continua