Il sogno di un’élite globalizzata occidentale è precisamente quello di stabilire una nuova religione mondiale. Per questo piccolo gruppo, le antiche religioni, e in particolare la Chiesa Cattolica, devono trasformarsi oppure morire. Devono abbandonare la propria dottrina e il proprio insegnamento morale, così da riuscire a realizzare una religione mondiale planetaria, una religione senza Dio, senza dottrina e senza insegnamento morale, una religione del consenso. Questa religione finirebbe in realtà per mettersi unicamente al servizio degli interessi finanziari… Siamo di fronte a un’iniziativa politica, ideologica, atea, a una dittatura aberrante e inammissibile.

Card. Robert Sarah, Si fa sera e il giorno ormai volge al declino (Cantagalli)

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La vera minaccia viene dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società… La società moderna intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale

Benedetto XVI

Da Peter Seewald, “Benedetto XVI. Una vita”

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A 96 anni Eugenio Scalfari continua ad elargire all’umanità le sue perle di saggezza. E pare che voglia proseguire a lungo perché si preoccupa per il sole che fra 5 miliardi di anni si spegnerà.

Infatti, spaziando dalla filosofia alla letteratura, dalla politica alla teologia, gli capita spesso di concludere con l’allarme perché “il Sole – la nostra stella portante – sta invecchiando” e, anche se “ci vorranno millenni per vedere un sole ombroso”, lui, Scalfari, è preoccupato. Evidentemente prevede di esser presente allo spiacevole evento e già riflette sul da farsi.

Ieri però ha evitato il solito finale sul sole e, dopo aver scritto del rapporto fra Benedetto XVI e papa Bergoglio, a sorpresa, ha concluso così: “Questo è il futuro, e non ci dimentichiamo le particelle elementari che ruotano intorno al principe di Salina. Speriamo bene”. Continua

A maggio ci furono polemiche per le anticipazioni di alcune dichiarazioni fatte da Benedetto XVI a Peter Seewald e pubblicate nella sua biografia che stava per uscire in Germania. Adesso quest’opera è tradotta in Italia col titolo “Benedetto XVI. Una vita” (Garzanti), dunque si ha la possibilità di comprendere meglio le parole del papa.

La domanda cruciale di Seewald a Ratzinger è questa: Una frase della sua prima omelia come pontefice è rimasta particolarmente impressa nella memoria: ‘Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi’. Aveva forse previsto quello che la aspettava?”.

Il papa risponde che non c’era l’allusione ai problemi del Vaticano (tipo Vatileaks), come molti hanno pensato.

“La vera minaccia per la Chiesa, e quindi per il servizio petrino” spiega Benedetto XVI “non viene da questo genere di episodi: viene invece dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società. Cento anni fa chiunque avrebbe ritenuto assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi coloro che vi si oppongono sono socialmente scomunicati. Lo stesso vale per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale e occorre davvero che le preghiere di intere diocesi e della Chiesa mondiale vengano in soccorso per resistervi”. Continua

In un drammatico documento di Benedetto XVI si legge: A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi (…) perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo.

Il dibattito politico, la lettura dei giornali, i social confermano ogni giorno che ci sono persone contro cui ormai è tranquillamente ammesso esprimere disprezzo e odio, anzi è addirittura doveroso.

Guardiamo il trattamento riservato a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (che non scandalizza nessuno) o, oltreconfine, a Donald Trump, sommerso da un odio e disprezzo mai visti, tanto più sorprendenti se paragonati all’atteggiamento di riguardo che si riserva a certi tiranni, come il cinese Xi Jinping. Continua

Come i profeti biblici e i grandi papi della storia, Benedetto XVI è tanto odiato dai poteri mondani quanto è amato dal semplice popolo cattolico. E ogni volta che, dal suo eremo, fa risuonare la verità, illumina l’oscura situazione attuale dell’umanità e della Chiesa. Attirandosi addosso furibondi attacchi – iniziati specialmente dalla sua elezione – che arrivano allo stravolgimento delle sue parole e al linciaggio morale.

In queste ore infatti ha scatenato polemiche l’anticipazione della biografia di Ratzinger, scritta da Peter Seewald, che sta uscendo in Germania col titolo “Benedetto XVI: Ein Leben” (Benedetto XVI: una vita), libro che apparirà in italiano nell’autunno.

Nel volume il papa emerito risponde ad alcune domande e spiega, per esempio, quella drammatica ed enigmatica frase pronunciata nell’omelia di inizio del suo pontificato: “Pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi”. Continua

Sabato, mentre scrivevo questo articolo, ho letto l’omelia del mattino di Bergoglio, nella quale – secondo diversi commentatori – sovrapponeva Gesù a Conte e – allusivamente – confondeva quelli che abbandonarono Gesù con coloro che vorrebbero sfiduciare Conte. Se è così è desolante.

D’altra parte la politico sembra occupare buona parte dell’orizzonte di Bergoglio e lunedì lo ha indotto perfino a sconfessare pubblicamente la Cei e la segreteria di Stato vaticana per sostenere Conte in un momento per lui critico. In questo momento sembra avere come riferimenti politici  Giuseppe Conte (in Italia) e la Cina (nello scenario globale). Il perché è un mistero.

In questo articolo riporto una frase bella e cristiana pronunciata una volta da papa Bergoglio. Per ricordare a lui chi dovrebbe seguire e per ricordare a noi come dovrebbe essere un vero papa. E come non è.

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Nel corso della pandemia lo slogan “andrà tutto bene” è stato un’efficace espressione consolatoria subito adottata dalla macchina propagandisticagovernativa per rassicurare un paese terrorizzato e per indurre gli italiani a stringersi a colui che “guida e conduce”, suggerendo (anche a suon di multe salate) un’obbediente sottomissione a Giuseppi Churchill.

Naturalmente era uno slogan scioccamente ottimistico e si è rivelato ingannevole, non solo per la dilettantesca incapacità mostrata dal governo. Immaginiamo come può suonare alle orecchie di chi ha perduto o sta perdendo delle persone care o come può apparire beffardo oggi a milioni di persone che per il lockdown hanno perso il lavoro o la propria attività economica. Continua

Dopo sette anni perfino i giornaloni – con la “defenestrazione” di mons. Gaenswein da parte di Bergoglio – si sono accorti che nella Chiesa cattolica ci sono due papi. Forse ce ne vorranno altri sette perché spieghino cosa significa.

Ieri il “Corriere della sera” titolava una pagina di Massimo Franco con queste parole: “Così finisce l’era dei ‘due Papi’ ”. L’articolo riferisce la versione di Bergoglio (che già era stata fornita agli altri giornali) sugli ultimi eventi.

La corte “argentina” fa sapere che mons. Gaenswein è stato sollevato dall’incarico di Prefetto della Casa pontificia perché non ha evitato – come segretario di Benedetto XVI – che il papa emerito venisse “presentato furbescamente” come co-autore del libro con il card. Sarah in difesa del celibato ecclesiastico. Continua

L’assurdo pasticcio che è stato fatto, dopo l’anticipazione del libro di Benedetto XVI e del card. Sarah, è spiegato benissimo in QUESTO articolo di Riccardo Cascioli

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Il libro scritto da Benedetto XVI e dal card. Robert Sarah, intitolato “Dal profondo dei nostri cuori”, ancor prima di uscire ha suscitato un terremoto e il fuoco di sbarramento sgangherato e rabbioso di certi bergogliani. Quasi che Benedetto XVI non avesse diritto di parola (lo stesso Bergoglio, in passato, lo aveva invitato a intervenire).

Il terremoto è stato provocato dall’anticipazione ai giornali della loro difesa del celibato sacerdotale (che definiscono “indispensabile”). Ma anche dal loro tono generale che prova la gravità della situazione, perché i due uomini di Dio – pur con rispetto verso il papa argentino – sembrano dire a Bergoglio: fermati, stai portando la Chiesa fuori strada, nel burrone. Continua

La carne di maiale  non è solo gustosa cucina, ma anche civiltà italiana, come il vino e il parmigiano. Non a caso “November porc”, che è in corso in Emilia, è la maggiore manifestazione europea dedicata al maiale. Chissà se un giorno sarà “scomunicata” o soppressa per non urtare i musulmani.

Viene da pensarlo dopo che ieri papa Bergoglio, ritenendo di compiacere gli islamici, ha messo al bando il maiale dal pranzo dei poveri in Vaticano. Un’idea analoga ai ridicoli tortellini “demaializzati”  inventati due mesi fa dalla Curia di Bologna, sempre per lo stesso motivo.

Sul “Corriere della sera”, Marco Cremonesi, ieri ha definito quella dei tortellini una “fake news”. Ma è una notizia così certa che sullo stesso “Corriere”, il 3 ottobre scorso, Ernesto Galli della Loggia  le dedicò l’editoriale intitolato: “Una sfida epocale alla Chiesa”. Continua

Con il documento vaticano per il Sinodo sull’Amazzonia  il pontificato bergogliano ha il suo manifesto ufficiale di estrema sinistra. Da “socialismo surreale”.

Dopo Trump e Salvini anche il presidente brasiliano Bolsonaro è oggi fra i nemici: tutti e tre emblemi dell’odiato Occidente dei popoli di tradizione giudaico-cristiana che non rinnegano radici e identità.

Questo “Instrumentum laboris” vaticano – ha scritto José Antonio Ureta – rappresenta lo spalancamento totale delle porte del Magistero alla Teologia India e alla Ecoteologia, due derivati latinoamericani della Teologia della Liberazione, i cui corifei, dopo il crollo dell’URSS e il fallimento del ‘socialismo reale’, attribuirono ai popoli indigeni e alla natura il ruolo storico di forza rivoluzionaria, in chiave marxista”. Continua