Al Direttore,
vedo che al Foglio c’è chi mi prepara un rogo per le mie ironiche considerazioni sulla mitizzazione di don Chisciotte al Meeting di quest’anno (che l’anno prossimo forse si chiamerà Meeting per l’amicizia fra i poli). Tutto bene, ma neanche chi ha il paraocchi dovrebbe attribuire all’eretico (per bruciarlo a dovere) idee non sue. La lettrice Testa giovedì sostiene che avrei criticato “il brano scelto come titolo della manifestazione”. Falso: ho scritto e ripetuto che il brano è bellissimo e il tema della libertà dovrebbe essere approfondito assai di più. Ieri poi Ricciardi mi fa passare per un demolitore dell’opera di Cervantes lodata nel Miguel Manara. Falso anche questo: è una pietra miliare. Molto importante. Ma è Cervantes stesso che ridicolizza quel povero matto, ne fa una caricatura. Quello che contesto, come hanno capito quasi tutti, è l’idea ingenua venuta a qualcuno del Meeting di fare di un imbecille che si mette una scodella in testa e insegue sogni un modello da imitare. Almeno per i cristiani mi sembra assurdo (come infatti dirà il don Chisciotte rinsavito nella fine del romanzo). Non a caso Don Giussani non ha mai parlato così del cavaliere dalla triste figura. Anzi non ne ha mai parlato proprio. Così come Julian Carron, nella sua splendida lezione di lunedì: né l’ha proposto come modello, né l’ha mai rammentato. Chiedo a certi ciellini: ci sarà un motivo?

antonio socci

Fonte: © il Foglio – 26 agosto 2005

“Ti hanno messo al rogo come la strega, l’eretico!”, mi ha preannunciato ieri mattina un amico. Ma no, erano solo le reazioni stizzite, sui giornali, di alcuni ciellini (di vertice) al mio articolo su Don Chisciotte. Altri si sono divertiti e me l’hanno scritto. Non conosco invece la Testa Giuditta che ieri sul Foglio ha sparato a zero contro di me. Mi è simpatica e sono certo che esista veramente. Nessun uomo libero si nasconde dietro l’anonimato o dietro pseudonimi o nomi altrui. Io firmo sempre col mio nome le cose (fossero pure bischerate) che penso. E pazienza se ieri Luigi Amicone sul Corriere insinua che io critichi don Chisciotte per ordire un nefando complotto interno a CL. Rispondo: non c’entro nulla con i corridoi che frequenta il mio amico Gigi, né mi piacciono quei pettegolezzi; lascio a lui dunque interpretare gli attacchi obliqui e le lotte fra di loro. Gli voglio bene anche se dice baggianate. Continua

Lettera al Meeting

Il Meeting riminese quest’anno comincia con un autogol che fa sorridere. Ottima idea usare le parole di Cervantes per mettere a tema la libertà (vedremo poi lo svolgimento: anche all’interno di CL). Ma gli organizzatori sono incorsi in un clamoroso infortunio prendendo a prestito dallo scrittore spagnolo non solo le parole del titolo, ma anche il suo squinternato personaggio – Don Chisciotte – e promuovendo questo straordinario imbecille a “eroe” del Meeting stesso, come un Cavaliere che “rappresenta fondamentalmente la lealtà verso un ideale che corrisponde infinitamente al cuore dell’uomo” (così si legge sulla rivista di CL).

In realtà Don Chisciotte non è un cavaliere è piuttosto la grottesca caricatura dell’antico cavaliere medievale. Possibile che non se ne siano accorti? Tanto valeva allora evocare pure Brancaleone da Norcia. E’ incredibile indicare come modello di umanità un picchiatello di quelli che si mettono lo scolapasta in testa e a cavallo della scopa gridano “carica!” contro un mulino a vento. Continua

Accade qualcosa di eccezionale: un milione di giovani che raggiungono Colonia – fra mille sacrifici – perché attratti da Cristo, incantati dalla Sua bellezza…. E un vecchio establishment intellettuale, cieco e triste, che non vede (perché non guarda), che irride e non si fa domande… Continua

Le due grazie che il Signore dona
(Luigi Giussani)

Le due grazie che il Signore dona
sono la tristezza e la stanchezza.
La tristezza perché mi obbliga
alla memoria, Continua

La “piazza rossa” di Bologna ieri è stata deprecata da tutti per i fischi a Tremonti. Ma ogni 2 agosto è la stessa storia. E allora c’è qualcosa che non torna. Troppo facile prendersela con le truppe fischianti. Il problema della Sinistra è la sua classe dirigente “non fischiante”. Prendiamo la prima pagina dell’Unità di ieri. La faccenda dei fischi è definita “una scusa”. E il titolo di prima pagina grida: “Vogliono dimenticare la strage”. Chi vuol dimenticarla? Il governo? Tremonti? Ma Tremonti era lì a Bologna, a nome dell’esecutivo, appunto per commemorare le vittime. Dunque perché quel titolo durissimo? Sembra che – per quella Sinistra – conti solo accusare l’avversario di generica indegnità, non provare una sua colpevolezza. E’ la vecchia logica dell’odio ideologico: l’avversario è colpevole di esistere. Le truppe leggono e poi fischiano il Nemico. “Vattene verme!”, hanno urlato a Tremonti. Ma se non ci fosse andato avrebbero accusato il governo di voler dimenticare la strage… D’altronde è curioso lo slogan “non dimenticare” in una terra, l’Emilia rossa, dove si è fatto di tutto, dal dopoguerra, per “dimenticare”, anzi per oscurare una delle più grandi carneficine della storia italiana, perpetrata innanzitutto in quelle zone e disseppellita da Giampaolo Pansa, dopo 60 anni di silenzio, con il suo libro sconvolgente: Il sangue dei vinti. Continua

Decisamente la Segreteria di Stato vaticana ha sbagliato: oltre a Egitto, Turchia, Irak e Regno Unito doveva citare anche Israele fra i paesi colpiti in questi giorni dal terrorismo. Non solo perché l’attentato a Netanya del 12 luglio ha ucciso 5 israeliani. Ma anche perché Israele è di gran lunga il paese più devastato dal terrorismo: 25 mila attentati dal settembre del 2000 ad oggi. Una enormità. E – volenti o nolenti – gli ebrei e i cristiani sono accomunati, come bersagli, dall’ideologia dell’odio islamista.

Non so se quella della Segreteria di Stato sia stata una distrazione o se sia scattato un riflesso pavloviano della diplomazia che – per non irritare gli arabi musulmani – tende a separare (sbagliando enormemente) il terrorismo antiisraeliano da quello che colpisce gli altri paesi. In entrambi i casi è grave, anche perché la motivata protesta del governo di Gerusalemme ha finito per lambire l’incolpevole Benedetto XVI che non ha alcuna responsabilità in quell’elenco incompleto. Continua

La newsletter della settimana scorsa (“Se non vi convertirete perirete tutti”), apparsa come articolo sul Giornale, ha scatenato risposte inorridite e sarcasmi beffardi. Radio radicale l’ha indicata come un inquietante segnale di misticismo politico (boh!), Il Riformista ha scritto che la frase del titolo poteva essere di Bin Laden (ho spiegato loro che è invece di un certo Gesù di Nazaret, sconosciuto ai più), Fabrizio Rondolino sulla Stampa mi ha irriso come talebano (storia vecchia, fanno tutti gli scafati finché non gli prende la strizza), Pierluigi Battista – rispettosamente (almeno lui) – sul Corriere della sera mi mette insieme a Ferrara alla testa di coloro che vogliono che l’Europa si scuota. Continua

Padre Livio Fanzaga, uno dei più esperti esegeti di Medjugorje, sottolinea in particolare l’importanza e l’urgenza del messaggio del 25 luglio. E afferma che l’accorato appello della Vergine di lunedì scorso per allontanare da noi Satana, con la forza della preghiera e della penitenza, debba essere accolto prontamente in questi giorni d’estate flagellati dal terrorismo (con tante minacce sull’Italia). Continua