La Santa Sede continua a far notizia per le questioni economiche. Pochi giorni fa il papa, vista la grave crisi finanziaria del Vaticano, ha disposto tagli alle retribuzioni per tutti, pure per i cardinali: lì non ci sono sindacati che protestano e il papa decide come un monarca.

Inoltre ieri, inaugurando l’Anno giudiziario del Tribunale del suo Stato, il pontefice ha ricordato “le iniziative per l’assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato vaticano, soprattutto nel campo economico e finanziario”, sottolineando che devono essere sempre “ispirate ai principi fondanti della vita ecclesiale e, al tempo stesso” devono tenere “debito conto dei parametri e delle ‘buone pratiche’ correnti a livello internazionale” cosicché “appaiano esemplari, come si impone a una realtà quale la Chiesa Cattolica”.

Quindi ha chiesto a chi lavora nello Stato Vaticano di aiutare la Chiesa a “dare buon esempio di ciò che insegna nel suo magistero sociale“. Infine ha aggiunto: “Tutti gli operatori in questo settore, e tutti i titolari di incarichi istituzionali tengano dunque una condotta che, mentre denota un fattivo ravvedimento – ove occorra – riguardo al pa ssato, sia anche irreprensibile ed esemplare per il presente e il futuro”.

Sono parole sacrosante, quelle che ci si aspetta da un papa, ma ci si chiede a chi si rivolga l’invito al ravvedimento.

Gli otto anni di questo pontificato sono stati una sequela di nomine, polemiche, dimissioni, esclusioni e defenestrazioni (non ricordo autocritiche). A molti osservatori è sembrato il tutti contro tutti. Spesso non si sono capite le colpe specifiche imputate a qualche silurato. Nessuno è mai riuscito a raccapezzarsi. La trasparenza non è stata granché. Continua

Da mesi, sulle prime pagine e quelle culturali dei giornali, Dante spopola. Valanghe di articoli e articolesse. Era inimmaginabile fino a pochi anni fa, ma tale prodigio non è dovuto solo al fatto che nel 2021 siamo a 700 anni dalla morte del Poeta.

Questo è solo il pretesto. La moda in realtà si sta imponendo da qualche anno (vedremo come, perché e quando è nata). Tale mania collettiva, nella società dello spettacolo, appaga forse il bisogno di sentirsi colti (riducendo l’arduo e il sublime al banale) e appaga il bisogno (inconscio o inconfessato) di ritrovare radici e senso di appartenenza a una civiltà che ha illuminato il mondo. Continua

Nella nota intervista in cui ha attaccato Putin, Biden si è rivolto ai tanti migranti che stanno affluendo al confine fra Messico e Usa invitandoli a tornare a casa: “Non venite. Non lasciate le vostre città”.

Se lo avesse fatto Trump sarebbe scattato il “coro umanitario” che sempre accusa di oltraggio ai diritti umani chi non spalanca le frontiere.

Per Biden (che fu salutato come il presidente che avrebbe aperto le porte ai migranti) nessun coro ostile. Evidentemente perché è Dem: due pesi e due misure. Nel Regno della Faziosità non conta ciò che si dice, conta “chi” lo dice e da che parte sta.

Un cortocircuito peggiore, per i guardiani del “pensiero unico”, è stato causato dalla Cancelliera tedesca Merkel, la quale ha dichiarato che è favorevole a usare tutti i vaccini approvati e – per quanto riguarda quello russo, Sputnikse non si faranno ordini a livello europeo, la Germania si muoverà da sola.

E’ una dichiarazione clamorosa, anche perché “consente” ad ogni paese di fare da sé con i vaccini, ma una coltre di imbarazzo l’ha sepolta. Perché? Continua

Enrico Letta può stare sereno. Chi viene eletto segretario del Pd (sempre all’unanimità) è in una botte di ferro. Come Attilio Regolo.

I piddini infatti sono fantastici. Tutti per Bersani contro Renzi. Poi tutti per Renzi contro Bersani e contro Letta. Ora tutti per Letta contro Renzi (magari per riprendersi Bersani). E sono sempre gli stessi.

Fratelli coltelli, ma uniti dal potere, come dice Cacciari. Così hanno avuto sempre meno voti e sempre più potere.

Ieri Letta ci ha spiegato che se il Pd è stato continuamente al governo, per anni, anche quando ha perso, lo ha fatto per noi, per impedire agli italiani di cacciarsi nei guai. I piddini si sono sacrificati eroicamente per il nostro bene: volevano tanto andare all’opposizione, ma sono stati costretti a inchiodarsi alle poltrone ministeriali dal loro altruismo.

Ma ora basta, dice Letta. Il PD non deve più sacrificarsi, né essere costretto a fare indigestione di poltrone. Lo ha detto davvero. Ecco le sue parole: “Noi non dobbiamo essere la Protezione civile della politica, cioè il partito che è costretto ad andare al potere perché se no gli altri sbandano. Perché se lo facciamo diventiamo il partito del potere”. Così ha invitato il PD a non aver paura di “andare all’opposizione”. Continua

Due terzi degli oltre 100 mila decessi per il Covid-19, in Italia, sono avvenuti da ottobre in poi (il 30 settembre infatti i morti erano circa 35 mila). Questo dato mostra il fallimento del governo Conte, come ha spiegato il sociologo Luca Ricolfi nel libro “La notte delle ninfee (come si malgoverna un’epidemia)”. Infatti sugli errori fatti da giugno in poi non c’è nessuna attenuante, perché il ritorno autunnale del contagio era stato ampiamente previsto dagli esperti.

Accanto a questo bilancio devastante del governo nazionale c’è il colossale fallimento dell’Unione Europea nell’operazione di acquisto dei vaccini. Sommando i due disastri (e la passività del governo Conte anche sulla possibile produzione di vaccini in Italia) abbiamo il triste risultato che ci sta oggi di fronte.

L’attuale governo Draghi sta meritoriamente cercando di correggere gli errori del precedente esecutivo e della UE, ma mettere in sicurezza il Paese in tempi brevi non è facile, sembra un compito immane. Continua

Nicola Zingaretti si è dimesso dalla segreteria del Pd scrivendo: Mi vergogno che nel Pd da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza”.

Da 20 giorni? A Zingaretti – che peraltro di poltrone ne aveva due – qualcuno ha sarcasticamente risposto: “Di cos’altro hanno mai parlato?”.

Ma al Segretario dimissionario, secondo cui parlare di poltrone uccideva il partito, aveva già dato una terribile risposta preventiva anche il filosofo della Sinistra, Massimo Cacciari: “Il Pd non è un partito, è un insieme di avanzi di partito il cui unico collante è il potere. Deve resistere al governo per esistere. Infatti dove non sono al governo, come in alcune regioni del Nord, vivono uno smottamento completo, hanno zero base sociale. Se salta l’alleanza con i 5stelle loro che fanno? Non hanno strategia, non hanno anima”. Continua

La cosa più “irriverente”, sul viaggio in Iraq del pontefice argentino, l’ha scritta Dagospia in uno dei suoi titoli notoriamente scanzonati, ma spesso efficaci: “Andare a cercarsi le rogne. Non c’è stato verso di far capire a papa Francesco che forse era il caso di rinunciare al viaggio in Iraq”.

Sotto il titolo era riprodotto l’articolo di Gian Guido Vecchi, pubblicato dal “Corriere della sera”, dove si sottolineavano due dati importanti.

Il primo notissimo: tutti sanno che l’Iraq è in assoluto una delle aree più pericolose del globo, perché è ancora instabile e vi imperversano organizzazioni terroristiche (“il 21 gennaio, a Baghdad, due islamisti si sono fatti esplodere nel mercato e hanno ucciso 32 persone. Il 15 febbraio” ricorda Vecchi “sono stati lanciati tre razzi sull’aeroporto di Erbil, a Nord, nel Kurdistan iracheno, dove il Papa atterrerà con un volo interno domenica”).

L’altro dato è meno noto, ma altrettanto drammatico: anche in Iraq si è scatenato il Covid, i casi sono in forte aumento e proprio in questi giorni il Paese è in lockdown. Dunque era proprio il caso di andare là adesso? Continua

Allungare il brodo si può, ma se si esagera si ottiene solo acqua (o brodaglia di cattivo sapore). E’ capitato ieri al “Corriere della sera” che ha costruito addirittura due pagine su poche frasette di Benedetto XVI, incontrato da Massimo Franco e dal direttore Fontana.

Fra l’altro nei pochi pensieri attribuiti a Benedetto XVI c’erano due scoop, ma il “Corriere” ha accuratamente evitato di evidenziarli nel titolo.

Anzitutto un apprezzamento per Mario Draghi. Poi, più importante, una considerazione critica su Joe Biden che è cattolico, personalmente sarebbe contro l’aborto, ma – dice Benedetto XVI – “come presidente tende a presentarsi in continuità con la linea del partito Democratico” (una linea abortista). Inoltre, ha aggiunto Ratzinger, “sulla politica gender non abbiamo ancora capito bene quale sia la sua posizione”.

Parole che – lo riconosce lo stesso “Corriere” – “danno voce alla diffidenza e all’ostilità di buona parte dell’episcopato Usa verso Biden e il suo partito, considerati troppo liberal”.

Visto che invece Bergoglio è un acceso sostenitore di Biden, come si è visto anche in campagna elettorale, le parole di Benedetto XVI sono un vero scoop e avrebbero meritato il titolo. Continua

Per giorni i quotidiani hanno strologato sulla presunta “conversione europeista” troppo improvvisata della Lega ritenendo Salvini un destabilizzatore nella nuova maggioranza.

Noi invece su queste colonne scrivemmo che era vero il contrario e ad esplodere sarebbero stati piuttosto M5S e Pd. Infatti è quello che sta accadendo (e la deflagrazione è appena agli inizi)

La Lega anche nei sondaggi va bene, è compatta e ora sui giornali si cominciano a leggere articoli come quello del politologo Pietro Ignazi che ieri, sulla prima pagina di “Domani” (titolo: “La relazione speciale del governo con la Lega”), ha messo in fila una serie di fatti dai quali desume che “il baricentro” del governo “si è inclinato verso destra”.

Lui, come politologo, pare molto inclinato verso sinistra e più che commentare sembra rosicare, specie quando elenca i “tasselli di un rapporto privilegiato con i leghisti”.

Ma, concludendo, Ignazi descrive la realtà che oggi è sotto gli occhi di tutti: “Di fronte a Pd e a Cinque stelle ancora tramortiti per il naufragio del governo Conte e in preda a convulsioni interne, berlusconiani e leghisti si muovono con il passo dei vincitori. La politica ha già ripreso il suo posto. E ha i colori verde e azzurro”. Continua

Se c’è una cosa che unisce la Sinistra e le tecnocrazie (amate dal grande capitale) è l’ostilità verso il ceto medio e il bisogno di punirlo con tasse, balzelli e gabelle di ogni tipo. Naturalmente in nome della giustizia sociale e con la parola d’ordine: “chi ha di più, deve pagare di più”.

Per esempio, ieri su “Repubblica”, Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, ha dichiarato che ci vuole “un fisco più equo, che pesi meno sui ceti medio-bassi” e “sia ancor più progressivo”.

Delrio vorrebbe dare a intendere che oggi il fisco è iniquo perché non è abbastanza “progressivo” e pagano troppo “i poveri”, mentre dovrebbero pagare di più “i ricchi” (quelli che il Pd ritiene i ricchi, ovvero il ceto medio). Questa è la narrazione della Sinistra, di solito rilanciata dai media. Continua