Cent’anni fa, fra l’estate 1920 e il gennaio 1921, nasceva il Partito Comunista Italiano. Non è storia passata. Perché proprio dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) e il cambio del nome del partito (1991), la sua classe dirigente è arrivata al potere in Italia e ci resta da anni sebbene minoranza nel Paese e sconfitta alle elezioni.

Al centenario del Pci hanno dedicato un libro Mario Pendinelli e Marcello Sorgi, “Quando c’erano i comunisti” (Marsilio). Stenio Solinas, sul “Giornale”, si è chiesto “come è possibile che, tranne qualche frangia lunatica e qualche intellettuale freak, nessun politico oggi ex o post comunista parli più del come e del perché lo fu convintamente fino a ieri, uno ieri che arriva sino al 1989.

E’ stato il più grosso Pc d’occidente, ma sembra che in Italia nessuno sia stato comunista. Non è stata fatta nessuna seria revisione autocritica. Quella classe dirigente non si è ritirata e non ha mai riconosciuto il marxismo-leninismo come un’ideologia malefica, né ha ammesso la vergogna di aver appoggiato totalitarismi orribili. Nessuno ha chiesto scusa. Continua

Sono in corso grandi manovre degli “addetti ai livori” per cercare di imbrigliare Salvini e la Lega. La Sinistra ha sempre la pretesa di dare patenti agli altri e definire – lei – come devono essere i suoi avversari e cosa devono dire (in pratica vuole il loro suicidio politico, solo così li promuove).

A supportare l’operazione c’è tutto un partito mediatico che incita la Lega a dire le stesse cose che dice il Pd se vuole vincere, dimenticando che il Pd ha perso le elezioni – ed è al minimo storico – mentre la Lega è diventata – e resta – il partito di maggioranza relativa nel paese, capeggiando la coalizione maggioritaria.

Tutt’altra cosa – rispetto a questi tentativi – è la seria discussione interna alla Lega che ha come protagonisti lo stesso Salvini, Giorgetti, Bagnai, Borghi e altri.

È iniziata con una riflessione di Giorgetti – responsabile Esteri – sulla necessità di non autoemarginarsi nel Parlamento europeo e di dialogare con i grandi raggruppamenti: la Lega è il secondo partito più forte del Parlamento di Strasburgo con 28 seggi, dopo la Cdu tedesca che ne ha 29 e aderisce al Ppe (il Pd è solo ottavo con 19 seggi e aderisce al Pse). Continua

Ora anche il povero san Francesco d’Assisi viene trascinato nelle lotte di potere interne al governo giallorosso. Il paradosso è che a “usare” il santo Patrono d’Italia ieri, ad Assisi, è stato quel Giuseppe Conte che è a capo della coalizione di governo più laicista e anticattolica della storia repubblicana: quella che ha fatto insorgere la Cei per la mancata riapertura delle chiese (scrissero che era minacciata la “libertà di culto”) e che ha fatto insorgere la Cei pure per la legge Zan in cui i vescovi vedono “derive liberticide”.

Il Capo del governo – secondo alcuni – sta preparando il terreno a un suo partito che vorrebbe dirsi addirittura d’ispirazione cattolica. Paradosso tipico di un’epoca e di un premier per cui le parole non hanno più nulla a che fare con la realtà.

Peccato che lo smemorato Conte ieri, ad Assisi, sia incorso in una gaffe clamorosa. Per l’operazione che ha in mente infatti ha coniato uno slogan che invece di rimandare a san Francesco evoca involontariamente Licio Gelli: “Piano di rinascita”. Continua

“Abbiamo interi territori nei quali la presenza di extracomunitari che vanno avanti a ruota libera sta cambiando il modo di vivere delle nostre famiglie. Abbiamo pezzi di città che sono occupati quasi militarmente da extracomunitari. Abbiamo gente che continua a fare accattonaggio molesto davanti ai supermercati, davanti alle farmacie, davanti alle chiese, davanti ai distributori del biglietto per il parcheggio. Abbiamo bande organizzate che spacciano droga la mattina nei nostri quartieri o davanti alle scuole. Abbiamo il litorale Domizio che è rovinato, abbiamo il quartiere Vasto intorno alla stazione centrale di Napoli che è occupato e governato insieme da camorra e nigeriani… Beh, questo problema il Partito Democratico lo vede sì o no? E vuole dire qualcosa ai cittadini che hanno paura sì o no?”.

Chi può aver fatto un’intemerata simile? Un leader del centrodestra? Di sicuro se fosse stato un leader del centrodestra sarebbe stato bombardato, per questo, da un’artiglieria di accuse e condanne.

In realtà le parole che ho citato fra virgolette sono state pronunciate – e con molta enfasi ed energia – dal governatore Dem della Campania, Vincenzo De Luca, nel comizio di chiusura della Festa dell’Unità di Telese, nel settembre 2018. Continua

A Giuseppe Conte va riconosciuta una straordinaria capacità mimetica. Ieri, per esempio, al Festival dell’economia civile che si tiene a Firenze, ha fatto addirittura un’esternazione anticapitalista (e anti globalizzazione).

Se fosse intervenuto al forum di Cernobbio o all’assemblea di Confindustria o a Davos, probabilmente, avrebbe detto cose opposte ed è proprio per questa sua multiforme identità (per cui viene spesso rappresentato come lo Zelig della politica italiana) che riesce a rimanere a Palazzo Chigi con le più diverse coalizioni.

Ieri, in quel contesto, ha annunciato – nientemeno – che “il vecchio modo di intendere il capitalismo è al tramonto” e “l’economia di mercato sta cedendo il passo  a una nuova fase di mercato comunitaria”, qualunque cosa ciò voglia dire.

Naturalmente, a prendere sul serio il suo annuncio, a proposito del primato lapiriano del “lavoro” sul mercato, ci si dovrebbe aspettare che ne traesse le conseguenze buttando al macero le politiche tedesche di austerità fin qui imposte dalla Ue. Dovrebbe buttare al macero Maastricht che impone il primato del mercato e dei bilanci pubblici anziché del lavoro, producendo disoccupazione. Continua

Già Benedetto XVI cercò di fare pulizia nelle intricate e oscure questioni finanziarie del Vaticano e si ebbe la sensazione di un’impresa durissima ai limiti dell’impossibile, addirittura fino a suscitare in alcuni il dubbio che essa abbia influito nella “rinuncia” al pontificato.

Jorge Mario Bergoglio, nel 2013, fu eletto anche “per far pulizia nelle finanze del Vaticano”, come ha ricordato il cardinale George Pell. In effetti ci ha provato fin dall’inizio, ma questi sette anni sono stati un susseguirsi di tentativi e fallimenti. Anche qui con una serie di nomine, siluramenti, contraddizioni, errori e casi mai ben chiariti, fino a precipitare nel dramma di queste ore che ha investito uno dei principali collaboratori di papa Francesco: il cardinale Angelo Becciu, “licenziato” su due piedi dal pontefice per la gestione dei fondi del Vaticano. Lui che era – come scrive Matteo Matzuzzi – “il potentissimo cardinale, considerato più vicino e in confidenza con il Papa”.

E’ un caso tanto clamoroso – anche per i suoi possibili sviluppi – che ieri un giornale titolava: “La Chiesa è nel caos. Siamo al tutti contro tutti”. Continua

Mancano pochi giorni alla visita di Mike Pompeo in Vaticano, prevista per il 29 settembre, ma il Segretario di Stato americano ha già lanciato un avvertimento molto chiaro dalla prestigiosa rivista “First Things”.

Già nelle precedenti visite aveva spiegato al cardinale Parolin e a papa Bergoglio quanto era sbagliato l’accordo sottoscritto dalla Santa Sede col regime comunista di Pechino, perché danneggiava i cristiani cinesi e legittimava nel mondo una tirannia molto pericolosa (il Covid-19 è l’ennesimo esempio della sua perniciosità globale).

Ora quell’accordo provvisorio di due anni fa (rimasto peraltro segreto nei suoi contenuti) arriva a scadenza e il Vaticano è deciso a rinnovarlo nonostante il bilancio fallimentare di questi due anni.

Così il Segretario di Stato di Trump preme sul Vaticano perché si fermi e non rinnovi un così nefasto accordo. Su “First Things” spiega che, negli ultimi tempi, la situazione dei diritti umani in Cina è diventata ancora più grave soprattutto per i credenti. Continua

I risultati delle elezioni regionali si conosceranno domani. Ma una cosa è certa: il Pd stapperebbe lo spumante se la sfida, nelle sei regioni, si concludesse con un 3 a 3 (così perderebbe una sola regione). Questo la dice lunga sullo stato di salute della Sinistra.

Sappiamo infatti da anni che il centrodestra è maggioranza nel Paese: lo sappiamo dalle elezioni europee del 2019 e dai vari turni di elezioni regionali dove la sinistra è uscita sconfitta (e i grillini decimati).

E’ dunque molto probabile che anche il voto di oggi e domani dia la vittoria al centrodestra e veda sconfitta la Sinistra. Tuttavia è altrettanto probabile che anche questa volta il governo resti in piedi e l’Italia continui ad essere (mal)governata da una coalizione che è minoranza nel Paese e che è incapace di affrontare gli enormi problemi dei prossimi mesi.

Perché? Uno dei motivi – bisogna riconoscerlo – sta nel fatto che il centrodestra ad ogni sua vittoria prospetta un solo (impossibile) scenario, le elezioni anticipate, e non ha – per così dire – un “piano B”. Continua

Ma oggi riapriranno le scuole o i manicomi? In teoria le scuole, ma – Ionesco e Beckett: “scansateve” – dal suono della campanella rischieranno di diventare tanti surreali manicomi o migliaia di teatri dell’assurdo per tutte le norme di “sanificazione” e distanziamento da applicare.

Poi forse (chissà) i nostri ardimentosi insegnanti, i presidi e i nostri studenti ce la faranno ogni giorno dell’anno scolastico (meritando così una medaglia d’oro al valore), ma a detrimento delle lezioni e dei contenuti che la scuola dovrebbe trasmettere.

Prescindo dalla misurazione della febbre (a casa) e da tutte le norme per ingressi e uscite che già, con migliaia di ragazzi che si affollano, sarà un macello (percorsi, turni, sanificazione, distanza eccetera). Cosa accade una volta in classe? Continua

Dopo la pubblicazione di questo articolo su Libero ho scoperto che perfino nell’account twitter dei “Deputati Pd” è stato fatto lo stesso attacco a Matteo Salvini. Ecco il tweet dei Deputati Pd: “Nessuno scrupolo, nessuna correzione. Per Salvini piazza Matteotti non esiste, la chiama ancora con la terminologia del Ventennio. Quell’ideologia fascista che uccise Matteotti. Un insulto a Napoli, alla sua storia. Combatteremo ogni rigurgito guidati dai valori dell’antifascismo”. Come si può vedere nel tweet sono state fatte tre frecce proprio sulla scritta “Piazza Matteotti”… Sopra i “Deputati Pd” scrivono “Per Salvini Piazza Matteotti non esiste”. Evidentemente il pregiudizio somiglia a due grosse fette di prosciutto sugli occhi…  Ma che politica è quella che arriva a questi livelli grotteschi? Che politica è quella che ha una tale ossessione dell’avversario, quella che vive di pregiudizio, demonizzazione, odio ideologico?

*                                                        *                                                     *

Fare gli antifascisti di professione nel 2020, in assenza di regime fascista, non è facile. E’ un duro lavoro che richiede impegno diuturno e spesso una fervida fantasia. Infatti bisogna anche saper vedere quello che non c’è e magari avere una propensione al sospetto che finisce nel romanzesco (o nella barzelletta).

Un esempio di questo tipo di “vigilanza antifascista” ce lo fornisce il collega Sandro Ruotolo, una colonna storica delle trasmissioni di Michele Santoro. Sebbene sia da poco diventato senatore della repubblica, Ruotolo continua la sua missione salvifica e in questi giorni ha fatto un clamoroso scoop antifascista, riuscendo a individuare un pericolosissimo “micro segnale per fascisti” nascosto diabolicamente in un manifesto della Lega che pubblicizza un comizio del segretario Salvini a Napoli. Continua