“Fino a ieri eravamo inebriati dall’eliminazione delle distanze. La fluidità, la mobilità, l’ubiquità, avevano sostituito i vecchi modi di abitare e pensare la Terra”, ha detto il filosofo Alain Finkielkraut a “Le Figaro”, riflettendo sul Covid-19.

“Lo sradicamento” ha aggiunto “sarebbe diventato la legge universale del mondo umano”. Poi è arrivato un virus e tutto sembra ribaltato, prevale la distanza: “il gesto fraterno ora è il gesto barriera… Riscopriamo la virtù delle frontiere”.

A un certo punto il pensatore francese fa una citazione di Charles Péguy, così torna alla memoria il primo incontro (mio e di tanti lettori italiani) con Finkielkraut. Continua

Caro Matteo (Renzi),

negli ultimi anni (come sai) non ho condiviso quasi nulla delle tue idee. Ciò non mi impedisce di riconoscere che sei (e resterai a lungo) uno dei più abili protagonisti della politica italiana. Giganteggi in un centrosinistra di mediocri.

Lo ha dimostrato la nascita (per me sciagurata) di questo esecutivo, che si deve solo alla tua scaltrezza tattica, anche se non ti viene riconosciuto da chi ne ha beneficiato.

Sia chiaro: vederti scendere in campo (seguito dal Pd) per scongiurare il voto degli italiani (perché avrebbe dato la vittoria al centrodestra), vederti capovolgere le tue posizioni sul M5S, passando di colpo da “mai con i 5 stelle” a “facciamo un governo con il M5S”, facendo leva sul terrore dei grillini di perdere la poltrona in parlamento, è stato uno spettacolo avvilente (per me e molti italiani).

Ma riconosco che – politicamente parlando – il tuo è stato un colpo da maestro (del resto vieni dalla città di Machiavelli). Lo scopo che perseguivi l’estate scorsa è stato raggiunto. Ma tu stesso, già in autunno, ti sei reso conto che questo esecutivo non era all’altezza dei problemi dell’Italia e subito ti hanno accusato di destabilizzarlo per le tue critiche. Continua

Il 25 marzo al G7 Trump aveva proposto di chiamare il coronavirus “Virus di Wuhan”, per sottolinearne l’origine cinese e per stigmatizzare il comportamento di quel regime. Gli altri stati hanno sdegnosamente rifiutato la proposta.

A parte la Casa Bianca, nessuno – fra i governanti occidentali e le autorità sanitarie o religiose – ha osato puntare il dito sul regime cinese per le sue gravi responsabilità nell’epidemia che sta sconvolgendo il mondo. Tutti timidi con Pechino o servili e sottomessi.

Se si pensa che, secondo indiscrezioni, Bergoglio starebbe progettando una visita in Cina proprio a Wuhan, in segno di solidarietà con Pechino (a Wuhan, non a Bergamo o a Brescia), si capisce quanto il Vaticano stesso sia ormai “cinesizzato” (del resto ha già consegnato al regime il controllo della Chiesa di quel Paese). Ed è noto che Bergoglio e il Segretario di Stato Parolin sono legatissimi a Giuseppe Conte, premier di un governo anch’esso molto amico della Cina.

Tuttavia nei giorni scorsi almeno una voce libera si è finalmente alzata per dire la verità su questa pandemia che sta facendo migliaia di morti e sta rovinandoci, distruggendo le nostre economie. Continua

Il problema è l’uso politico della paura. Perché oggi, padrona incontrastata della scena pubblica e dei sentimenti privati, è la paura della pandemia, del contagio, di questo nemico invisibile e feroce che si può nascondere dovunque e d’improvviso può assalirti e condannarti in poche ore a una morte atroce, solo come un cane.

Una paura di tutto un popolo (e di quasi tutto il mondo) come mai si era vista serpeggiare fra la gente. Ma, attenzione, c’è un’operazione politica in corso in Italia che fa leva proprio su questa ansia collettiva.

La tentazione del potere di usare la paura c’è sempre stata, come spiegava anni fa Zygmunt Bauman:

“Di sicuro la costante sensazione di allerta incide sull’idea di cittadinanzanonché sui compiti ad essa legati che finiscono per essere liquidati o rimodellati. La paura è una risorsa molto invitante per sostituire la demagogia all’argomentazione e la politica autoritaria alla democrazia. E i richiami sempre più insistiti alla necessità di uno stato di eccezione vanno in questa direzione”.

Queste parole di Bauman fanno pensare all’Italia oggi alle prese con l’epidemia da coronavirus. Continua

Ma cosa ci sta accadendo? Siamo così frastornati e anestetizzati che ormai conviviamo con una strage quotidiana che va da 500 a mille persone?

Stiamo assistendo a un massacro che in un mese ha eliminato 11 mila italiani, quasi quattro volte il numero delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 e nessuno s’interroga, nessuno dichiara di aver fallito, né c’è una sola alta autorità che si sia dimessa.

Eppure è una tragedia mai vista nella storia d’Italia in tempi di pace. Perché proprio noi? Neanche i media si interrogano su quali sbagli sono stati fatti, anzi ripetono, come nei regimi, che non è il momento delle polemiche.

Eppure di errori ce ne sono stati molti. Perché è del tutto anomalo che l’Italia – che è un piccolo paese agli antipodi della Cina – di colpo sia diventata il centro dell’epidemia mondiale col record di morti che ha superato perfino quelli ufficiali dichiarati da Pechino. Continua

La data scelta per celebrare ogni anno il Dantedì, il giorno di Dante, è il 25 marzo e forse non sarebbe stata gradita dal sommo poeta, uomo di fede, perché quel giorno per la Chiesa è la festa dell’Annunciazione (“l’angel che venne in terra col decreto/ de la molt’anni lagrimata pace,/ ch’aperse il ciel del suo lungo divieto”, Purg. X).

Il caso poi ha voluto che questo primo anno di celebrazione, il 25 marzo 2020, sia arrivato proprio nel pieno della crisi del coronavirus, mentre tutti cercavano di farsi forza cantando dai balconi “Fratelli d’Italia”, tutti si ripetevano che siamo una grande nazione e ce la faremo e tanti espongono il tricolore. Continua

Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, Libero, Il Giornale e la Verità hanno pubblicato tre anticipazioni del mio libro (già oggi sugli scaffali delle librerie), “Dio abita in Toscana. Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale” (Rizzoli). 
Si possono vedere Qui , QUI e Qui . Continua

Siamo frastornati, annichiliti. A fatica riusciamo a renderci conto di come ci siamo ridotti. È accaduto tutto di colpo, così velocemente che neanche abbiamo avuto il tempo di capire, come se ci fosse venuto addosso un Tir. Ma se si riflette un attimo sull’incubo in cui siamo precipitati si resta increduli.

Due mesi fa sarebbe sembrato impossibile. Oltretutto il governo aveva dato le informazioni sanitarie più tranquillizzanti: “non è affatto facile il contagio”. Poi per settimane ci hanno messo in guardia dall’allarmismo di certi sovranisti, dal terrorismo psicologico e dal razzismo contro i cinesi. Questi erano i pericoli.

Appena un mese fa tutto era normale. Poi, d’improvviso, il panico: tutto è stato chiuso, tutto sbarrato e ora ogni italiano si trova recluso in casa, agli arresti domiciliari, a tempo indefinito. Pure se abita in certi casermoni popolari, con figli piccoli, in poche stanze dalle cui finestre vede solo cemento. Guai se mette il naso fuori casa. Rischia di essere insultato come untore dalla gente (sobillata dai media e dal governo), oppure fermato da carabinieri o dai soldati e multato o segnalato. Continua

Pare che sia stato qualche (improbabile) consulente d’immagine a suggerire a Conte di affrontare l’emergenza coronavirus scimmiottando Winston Churchill e citando le parole che lo statista britannico pronunciò nell’“ora più buia” del secondo conflitto mondiale.

Purtroppo paragonare Conte a Churchill è come paragonare Beppe Grillo a De Gasperi o l’inglese di Luigi Di Maio a quello della Regina Elisabetta. Ma in guerra effettivamente ci siamo e l’ora è davvero buia. Perciò chi – come il presidente Mattarella – è cosciente della gravità del momento e manifesta la sua preoccupazione per le sorti dell’Italia, in questa terribile pandemia, potrebbe riflettere proficuamente proprio su quel momento storico.

Potrebbe favorire il formarsi di un governo di unità nazionale – come quello realizzato da Churchill – e non limitarsi più a generici inviti alla collaborazione fatti all’opposizione, mentre questa coalizione di governo(minoranza nel Paese) fa e disfa come vuole e copre d’insulti i leader del centrodestra (che è maggioranza nel Paese). Continua

Circola sui social l’autoconsolatorio slogan “andrà tutto bene”. Lo speriamo, ma temiamo che invece con questo governo possa andare tutto sempre peggio. Infatti l’Italia vive già una tragedia gravissima che sembra passare nella disattenzione generale: il record di morti (ormai quasi 2 mila!).

Con tanti saluti allo spot di febbraio con cui il ministero della salute voleva fare informazione sanitaria spiegando (testualmente) che “non è affatto facile il contagio” (lo abbiamo visto). D’altronde a quel tempo sostenevano che il problema era il razzismo

C’è voluto del tempo (tempo prezioso perduto) perché capissero che invece il problema era il coronavirus e bisognava averne paura. Ancora a febbraio, quando sapevamo già da settimane che stava per arrivare in Italia lo tsunami dell’epidemia, il governo non ha pensato di attrezzarsi preventivamente con grandi dotazioni di mascherine sanitarie, per gli ospedali e per i cittadini. Eppure ha avuto un mese di tempo. Continua