“L’Espresso”, il magazine di De Benedetti, distribuito con “La Repubblica”, ha avuto un’ideona. Una pensata così geniale e risolutiva che ci si chiede perché mai – nella storia dell’umanità – non si sia escogitata prima.

Sta nella copertina dell’ultimo numero: “Le frontiere uccidono… l’unica speranza è un mondo libero dai confini”.

Non è meraviglioso? Non vi pare la pensata del secolo o addirittura del millennio? A ispirare questa geniale copertina è l’antropologo Michel Agier, intervistato dal settimanale (il titolo della conversazione è: “L’unica speranza per il mondo è liberare i confini”). Continua

Una delle poche cose che sappiamo di Benjamin Tammuz è questa: nacque esattamente cento anni fa, l’11 luglio, in Unione Sovietica, arrivò nella terra d’Israele con la famiglia all’età di cinque anni ed è morto proprio trent’anni fa, il 19 luglio 1989, a Gerusalemme. Quindi il suo è un doppio anniversario.

L’altra cosa certa è che ha pubblicato alcuni romanzi, uno dei quali, “Il Minotauro”, è un autentico capolavoro e – quando uscì, nel 1980, in Israele (l’anno dopo tradotto in inglese) – fu definito da Graham Greene “il miglior romanzo dell’anno”. Continua

Diceva Totò che ci sono le cose vere e quelle supposte. Spesso i media dimenticano le cose vere per usare le seconde – le (cose) supposte – contro i propri avversari politici.

E’ il caso dei “muri” , ovvero le barriere (rafforzate) di confine fra gli stati. I media sono interessati solo a due muri, quello che Donald Trump  vuole costruire sul confine messicano e quello che Matteo Salvini ha ipotizzato per la frontiera con la Slovenia.

Sono due muri che non esistono al momento, eppure sono al centro delle polemiche. Poi ci sono i muri veri, ma quelli non attirano l’attenzione dei media. Perché non si possono usare per propaganda.

Per esempio, si polemizza contro il muro che Trump vorrebbe costruire, tuttavia non si considera il muro, fra Usa e Messico, che è già stato costruito dai predecessori di Trump.

Forse perché fra loro c’è il democratico Bill Clinton ? O dispiace ricordare che fra i senatori che nel 2006 votarono per il rafforzamento di quel muro c’erano anche Hillary Clinton  e Barack Obama?

Elisabeth Vallet, docente di Geografia all’Università del Québec, a Montreal, ha fatto uno studio sui muri: sono circa settanta, più altri sette in preparazione. La prima sorpresa è questa: non si tratta perlopiù di muri dell’egoista Occidente ricco  per lasciare fuori i poveri, come Bergoglio va dicendo. Continua

La Sinistra di (sa)lotto e di governo celebra se stessa, anche al Premio Strega. E infatti – annuncia “Repubblica” – il vincitore Antonio Scurati “esulta col pugno chiuso”.

Oggi quelli che alzano orgogliosamente il pugno chiuso non li trovi più nelle fabbriche metalmeccaniche (dove magari votano Lega), nelle fonderie o fra i braccianti del Sud. Ma c’è chi alza il pugno chiuso al Ninfeo di Villa Giulia, nel “salotto” del Premio Strega. Fra bella gente borghese e illuminata che di lì a poco, signora mia, si destreggia fra tartine e brindisi.

Poi, naturalmente, siccome non siamo più negli anni Settanta e Scurati è un bravo scrittore di ampie vedute, che scrive cose interessanti, ci ha tenuto a precisare che era un gesto sentimental-generazionale, che non richiama il comunismo, ma casomai il mainstream radical-chic.

Perciò a “Repubblica” ha spiegato: “Non era un messaggio politico. Semmai un gesto ereditato dai padri, un gesto che viene dalla mia formazione giovanile. Ho cinquant’anni e anche se sono figlio del riflusso degli anni Ottanta appartengo all’ultima generazione formata sugli ideali dell’antifascismo”.

A dire la verità il pugno chiuso come simbolo politico precede la nascita del fascismo e poi c’è l’antifascismo che non sta a sinistra e non si riconosce nel pugno chiuso. In ogni caso si comprende che Scurati si sente non solo autore di un libro, ma paladino della civiltà. Continua

Con il documento vaticano per il Sinodo sull’Amazzonia  il pontificato bergogliano ha il suo manifesto ufficiale di estrema sinistra. Da “socialismo surreale”.

Dopo Trump e Salvini anche il presidente brasiliano Bolsonaro è oggi fra i nemici: tutti e tre emblemi dell’odiato Occidente dei popoli di tradizione giudaico-cristiana che non rinnegano radici e identità.

Questo “Instrumentum laboris” vaticano – ha scritto José Antonio Ureta – rappresenta lo spalancamento totale delle porte del Magistero alla Teologia India e alla Ecoteologia, due derivati latinoamericani della Teologia della Liberazione, i cui corifei, dopo il crollo dell’URSS e il fallimento del ‘socialismo reale’, attribuirono ai popoli indigeni e alla natura il ruolo storico di forza rivoluzionaria, in chiave marxista”. Continua

Tutti parlano della “procedura d’infrazione” – ossia della punizione, con tanto di multa – che la UE intenderebbe infliggere all’Italia per “deficit eccessivo”. Ma nessuno spiega se è giusto, chi sono i “punitori” e cosa li muove.

Il professor Luca Ricolfi (area centrosinistra) ha osservato sul “Messaggero” che le cosiddette “regole” vengono fatte valere dalla Commissione europea con una “fortissima discrezionalità”, cosicché sono state tranquillamente ignorate quando a violarle erano Paesi come la Francia o la Germania”. Mentre per l’Italia si decide in base al governo.

Così è accaduto “che al governo italiano fosse concessa ogni sorta di sforamento e dilazione negli anni di Renzi e Gentiloni…  e, simmetricamente, ora accade che… al governo italiano venga assai più perentoriamente richiesto di obbedire alle regole”.  In sostanza vogliono mettere in riga l’Italia che ha la colpa di aver votato Lega. Continua

C’è un pittore italiano  che probabilmente è fra i maggiori del Novecento, ma non è affatto conosciuto se non fra gli addetti ai lavori. Infatti il 2018, che era il centenario della nascita, è trascorso senza che sia stato ricordato in modo particolare.

Del resto la sua pittura – banalmente ed erroneamente classificata come naïf  – non nasce dallo studio, dall’accademia, ma dalla scuola della vita. Si potrebbe anche dire dalla vita della scuola visto che – di professione – per diversi anni ha fatto il bidello e proprio in quel contesto lavorativo ha iniziato a dipingere: si tratta di Gino Covili.

Modenese di Pavullo nel Frignano, Covili nasce nel 1918 in una famiglia modesta, segnata dall’assenza del padre (un violinista trasferitosi in Francia). Perciò fin da ragazzo – fatte le elementari – deve sgobbare prima come garzone, poi come operaio. Continua

C’era chi cominciava a pensare che PD significasse Partito Declinante. Ora c’è il sospetto che significhi Partito Defunto. E non solo per la sequela di sconfitte elettorali in cui ha perso sei milioni di voti dal 2008 al 2018.

Certo il tracollo nel consenso è stato finora pesante e non basta al povero segretario Zingaretti confondere il “voto reale” col “voto percepito” (come si fa con il caldo).

Perché se alle Europee lui ha esultato per aver preso il 22 per cento (con la desertificazione della sinistra che stava attorno al Pd), Renzi gli ha subito ricordato, perfidamente, che è un 22 per cento che va rapportato al basso numero di votanti: nella realtà ha preso 100 mila voti in meno delle politiche del 2018, quando il PD toccò il fondo.

E pure nei disastrosi ballottaggi del 9 giugno è parso surreale che – di fronte alla perdita secca di 41 Comuni (mentre il centrodestra ne conquistava 40 in più) – Zingaretti abbia twittato: “Belle vittorie e belle conferme”. Concludendo con un esilarante: “E siamo solo all’inizio”. Continua

Continua l’attivismo politico di Bergoglio. Mentre questo articolo andava in stampa, il vescovo argentino ha ricevuto il leader della Cgil Maurizio Landini  e i due – scrive “Repubblica” – “hanno condiviso i rischi di derive autoritarie”. Curiosa condivisione fra il leader del sindacato storicamente legato alla storia del Pci e il monarca assoluto di uno stato teocratico  (lo Stato Vaticano) che sarebbe tenuto a rispettare lo Stato italiano (che è uno stato democratico)  e a non interferire nella sua politica. 

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Lo sfrenato attivismo di papa Bergoglio e dei vertici episcopali (la Cei), nella campagna elettorale delle europee, aveva – com’è noto – un solo obiettivo: sconfiggere la Lega di Salvini.

Memorabili due titoli del Fatto quotidiano: “Il papa è la vera opposizione a Matteo Salvini” e “Cei: ‘Votate tutti tranne Salvini’ ”.

In particolare dal Vaticano e dalla Cei si è cercato di convogliare i voti dei cattolici sul PD, su Leu, su “Più Europa” di Emma Bonino  (per la coincidenza di idee su UE, migranti e altro) e pure sul M5S  da quando Di Maio decise di fare campagna elettorale contro Salvini (un cardinale aveva confidato al “Fatto” che in Vaticano ormai “i Cinque Stelle sono di casa”).

Com’è noto l’appoggio bergogliano ha portato questi partiti alla sconfitta (i cattolici hanno in gran parte votato Lega).

Ma è significativo che proprio da questi stessi partiti, appoggiati alle elezioni da Bergoglio e dalla Cei, partiti che hanno posizioni molto laiciste sui temi etici, provengano i parlamentari che adesso hanno presentato una mozione al Senato in cui si propone di dare un colpo durissimo alla Chiesa Cattolica. Continua

A due settimane dal clamoroso risultato delle europee, si può fare il punto del dibattito nel mondo progressista: quella che ha votato e che ha ridotto il centrosinistra al minimo storico sarebbe un’Italia di trogloditi, di analfabeti funzionali, di ignoranti o addirittura di fascisti e razzisti.

Ci sono pure “sinceri democratici” che, come al solito, se la prendono col suffragio universale, che è come prendersela col termometro quando si ha la febbre alta.

Neanche la dirigenza del Pd è disposta a seguire i pochi, impietosi, analisti critici della loro parte, come Luca Ricolfi o Federico Rampini, in una dolorosa riflessione autocritica. Né vogliono ascoltare gli italiani, ammettendo i propri torti. Più perdono e più si convincono di essere i migliori: sono gli elettori a sbagliare, a essere ignoranti o stupidi o fascisti.

Un salotto refrattario all’autocritica sta a Bologna: la “Repubblica delle idee” allestita dal giornale di Scalfari, dove in questi giorni va in scena quella che si considera l’Italia migliore. Infatti il titolo proclama: “C’è un’altra Italia”. E’ l’Italia che si celebra come onesta, antifascista, solidale e illuminata. Sono i Buoni e gli Intelligenti. Continua