Scanzonati, irriverenti, sarcastici e buontemponi. E’ questo lo stereotipo dei toscani, alimentato anche da una gran quantità di comici, nati in questa terra e sciamati dovunque, e probabilmente amplificato pure da film come “Amici miei”.

Perciò è sorprendente scoprire ora – dal “Rapporto Osservatorio salute 2017” che la Toscana è la regione dove vengono prescritti (e quindi consumati) più antidepressivi. E a stupire non è solo il primato nazionale, ma anche la proporzione di tale primato: addirittura il 50 per cento in più della media nazionale.

Si poteva pensare – fuorviati da un equivoco letterario – che il male di vivere albergasse specialmente nelle riviere liguri di Montale o nella Torino di Pavese o sulle colline marchigiane di Leopardi. Oppure nelle nebbie della pianura padana dove è nato il cinema di Antonioni.

Invece l’epicentro è la Toscana, la Toscana che tutti avrebbero creduto felice e fortunata. Perché? Non è pensabile che i medici toscani abbiano deciso in blocco di esagerare con tali prescrizioni. Dunque quali sono le ragioni di questo strano fenomeno?

Certo, ciascuno fa storia a sé e i problemi che inducono i medici a prescrivere antidepressivi sono sempre molto personali. Ognuno – per parafrasare – Tolstoj – è infelice a modo suo.

Tuttavia è anche inevitabile che – quando un fenomeno assume certe proporzioni – si vadano a cercare delle cause generali. Si sostiene, per esempio, che possa dipendere dall’invecchiamento della popolazione, dalla crisi economica che impoverisce, dalla disoccupazione. Continua

Sono tra coloro che si commuovono a rileggere l’epigrafe di Piero Calamandrei contro il “camerata Kesserling”. E ritengo quella del 25 aprile una festa bellissima.

Peraltro è una festa “sovranista”. Commemora la lotta degli italiani contro l’occupazione tedesca e celebra la libertà e l’indipendenza nazionale riconquistate. E’ dunque attualissima.

Si trova proprio questo sentimento patriottico nelle lettere dei condannati a morte della Resistenza.

Il cattolico (ventenne) Giancarlo Puecher Passavalli ai suoi giudici disse con orgoglio “appartengo al vero esercito italiano” e, prima di essere fucilato, scrisse ai suoi: “Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. […] Viva l’Italia! Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma… L’amavo troppo la mia Patria”. Continua

C’è un testo – di autore ignoto – che sta facendo il giro del web e delle scuole, specialmente fra insegnanti e genitori. E’ stato letto in alcuni seguiti programmi radio e tv e da allora è diventato virale. Pare sia stato scritto da un (non meglio identificato) “preside di Singapore”.

Al di là della strana (e forse dubbia) paternità della lettera, va detto che punta a far vibrare le corde sentimentali tipiche del nostro tempo che vive di emozioni e che disdegna la razionalità. Continua

“…. Calvino, il quale nega trenta volte di aver sostenuto che Dio è l’autore del peccato, mentre, poi, altrove fa ogni sforzo per dimostrare questa massima detestabile…. TUTTI I NOVATORI AGISCONO ALLO STESSO MODO: nei loro libri SEMINANO CONTRADDIZIONI, affinché, se vengono attaccati su un punto POSSANO AVER PRONTA LA SCAPPATOIA dicendo che altrove hanno sostenuto IL CONTRARIO

San Vincenzo de’ Paoli

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“Conosco bene il piano dell’autore [abate di S. Cirano] di queste nuove opinioni, che è di annientare LO STATO PRESENTE DELLA CHIESA PER RINNOVARLA. Mi disse, un giorno, che il disegno di Dio era di distruggere la Chiesa presente e che coloro che si adoperavano a sostenerla ANDAVANO CONTRO LA SUA DIVINA VOLONTÀ. Avendogli io ribattuto che tale era il pretesto …[di] Calvino, egli mi replicò che Calvino NON AVEVA AGITO MALE NELLE SUE IMPRESE, MA CHE SOLTANTO NON ERA RIUSCITO A DIFENDERSI”

San Vincenzo de’ Paoli
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“QUANTO A ME, HO SEMPRE CONSIDERATO E REPUTATO PER SANTI TUTTI COLORO CHE HO VISTO CONSERVARSI NELLA VERITA’ DELLA DOTTRINA E RESISTERE DAL CADERE NELLA SVENTURA DI TANTE PERSONE… CHE, DISGRAZIATAMENTE, SI SONO LASCIATE TRASCINARE DA QUESTE NUOVE OPINIONI MALSANE”

San Vincenzo de’ Paoli

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Il poeta latino Ovidio – che non fu il compagno di banco di Scalfari come insinua Crozza nella sua divertente parodia – è noto soprattutto per le “Metamorfosi” e l’“Ars amatoria”.

Due opere che aprono il sipario sui costumi, i trasformismi e i licenziosi intrecci della Roma imperiale, che poi sono quelli delle corti di ogni epoca.

REVOCA?

A duemila anni esatti dalla morte di Ovidio il Comune di Roma – il 14 dicembre scorso – ha approvato all’unanimità la mozione n. 85 dei consiglieri grillini per riabilitare il poeta e “revocare” la sentenza di condanna all’esilio che fu emessa, contro di lui, dall’Imperatore nell’8 dC. Continua

Dopo il mio articolo di ieri relativo alle scoperte sulla “Profezia di Malachia” torna di estrema attualità quanto riferii in questo articolo del 10 settembre 2016

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Ma chi è oggi il Papa e precisamente quanti ce ne sono? La confusione regna sovrana e la nuova uscita di Benedetto XVI – il libro-intervista “Ultime conversazioni” – invece di dissolvere i dubbi li moltiplica.

Parto dal dettaglio più curioso.

Domanda Peter Seewald a Benedetto XVI: “Lei conosce la profezia di Malachia, che nel medioevo compilò una lista di futuri pontefici, prevedendo anche la fine del mondo, o almeno la fine della Chiesa. Secondo tale lista il papato terminerebbe con il suo pontificato E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”.

La risposta di Ratzinger è sorprendente: “Tutto può essere”. Poi addirittura aggiunge: “Probabilmente questa profezia è nata nei circoli intorno a Filippo Neri” (cioè la chiama “profezia” e la riconduce a un grande santo e mistico della Chiesa). Conclude con una battuta di alleggerimento, ma quella è stata la sua risposta. Continua

A margine di questo articolo segnalo l’importantissima intervista del card. Raymond Leo Burke alla Nuova Bussola (QUI), molto preziosa per capire il momento che viviamo.  

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Uno studioso romano, Alfredo Barbagallo, ha fatto sorprendenti scoperte sull’antica “profezia di Malachia”, spesso citata sui media, ma ben poco conosciuta. Sono scoperte che proiettano quell’antico testo proprio ai giorni nostri e addirittura a persone viventi oggi.

Il documento “Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus” consiste in una serie di 111 motti in latino – alquanto enigmatici – su ciascun pontefice che avrebbe regnato nella Chiesa a partire da Celestino II (papa dal 1143) fino alla fine dei tempi.

La misteriosa profezia, attribuita a S. Malachia di Armagh, amico di S. Bernardo di Chiaravalle, fu pubblicata nel 1595 dal monaco benedettino Arnold de Wyon in un’apocalittica storia della Chiesa – con al centro il suo ordine – intitolata “Lignum vitae”.

L’elenco dei papi futuri si conclude proprio ai giorni nostri: l’ultimo papa, “Gloria olivae”, coincide con Benedetto XVI.

Dopo il motto relativo a lui si legge questa inquietante conclusione: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, risiederà Pietro Romano, che farà pascolare le sue pecore fra molte tribolazioni. Passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine”.

Non proprio tranquillizzante. Secondo gli interpreti non è detto che la profezia di Malachia prospetti la fine del mondo per la nostra epoca. Continua

I calcinacci caduti venerdì nella basilica di San Pietro sembrano il segno della disastrosa Pasqua 2018 di papa Bergoglio e del suo pontificato in declino. Dopo mesi di incidenti e scivoloni adesso è scoppiato il giallo dell’intervista con Scalfari sull’inferno.

Voleva essere un clamoroso tentativo di recupero di consenso come “papa rivoluzionario” (ama definirsi così) ed invece è stato un passo falso gravissimo. Lo ha capito giovedì mattina quando ha ricevuto una certa durissima telefonata (lo vedremo poi) ed è corso ai ripari. Continua

Ieri un altro pastrocchio in Vaticano. Come il caso Viganò, ma ancora più grave. “Repubblica” è uscita lanciando l’ennesimo colloquio di Eugenio Scalfari con papa Bergoglio e il contenuto è esplosivo.

Scalfari infatti ha interrogato Bergoglio sulla sorte delle anime morte nel peccato: “(quelle anime) vengono punite?”

La risposta virgolettata di Bergoglio riportata da Scalfari è la seguente: “Non vengono punite… (le anime) che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”.

Sono parole dirompenti che confliggono frontalmente con quanto Gesù stesso ha direttamente rivelato, nel Vangelo, mettendo in guardia i peccatori e invitandoli a convertirsi per non finire nella “geenna” del “fuoco inestinguibile”. Continua

Ma i giornali e gli intellettuali “illuminati”, a proposito della sciagurata guerra alla Libia, oggi non hanno nulla da dichiarare? Dilaga l’amnesia? Hanno perso tutti la favella?

A riportarci a quei giorni sono state – in queste ore – le sventure giudiziarie di Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese accusato dai magistrati di presunti finanziamenti occulti dalla Libia di Gheddafi per le presidenziali del 2007.

Lui nega tutto, ma è stato messo “sotto controllo giudiziario”. La vicenda potrebbe gettare una nuova luce sulla guerra alla Libia del 2011 che portò all’uccisione di Gheddafi, dal momento che proprio Sarkozy fu tra i suoi principali promotori.

Oggi possiamo dire che in quell’assurda avventura degli “esportatori della democrazia” – come era prevedibile – furono esportati solo distruzioni, caos e morte e furono fatti importare all’Italia valanghe di immigrati. Continua