Provate ad accostare queste due notizie. Un Ispettore Capo come Filippo Raciti viene mandato dallo Stato a farsi massacrare per 1.200 euro al mese (questo era il suo stipendio con 20 anni di carriera). Un normale agente rischia la vita per circa mille euro. Nel caso in cui vengano ammazzati le famiglie restano con una pensione di reversibilità di quel misero valore. Da fame.

Prendiamo ora la seconda notizia dalla copertina dell’Espresso di questa settimana: “Scandalo pensioni. Bastano cinque anni in Parlamento per maturare un vitalizio che va da 3.000 a 10.000 euro. Oggi lo ricevono 2.238 ex senatori ed ex deputati, possono sommarlo ad altri redditi e altre rendite e può essere preso già a 50 anni”.
Fra i privilegiati c’è – per esempio – Toni Negri che nel 1983 era “detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata”, fu eletto nelle liste di Pannella, mise piede a Montecitorio “solo per sbrigare le pratiche” e poi fuggì in Francia: ebbene oggi, stando ai dati dell’Epresso, “riscuote 3.108 euro di pensione parlamentare senza aver prodotto nemmeno una legge”. Continua

Teo-con, Teo-dem, Teo Teocoli, Teo-Bon (nel senso di Teodoro Bontempo)….. Diciamo la verità: non è che i cattolici si sentano orfani della Dc: lo sono. Ma il problema è perfino più grave: è la totale loro sparizione dalla società. Come personalità (intellettuali, giornalisti, artisti), lo rilevava Ernesto Galli della Loggia in un recente editoriale. E ancor più come presenza pubblica comunitaria. Continua

Ecco dunque la “pistola fumante”.
La prova documentaria, nero su bianco, sta in un appunto che Paolo VI, in data 15 novembre 1965, fece pervenire a monsignor Felici, Segretario generale del Concilio.
In tale “Annotatio” Montini invita a rispettare “gli impegni del Concilio” evitando condanne esplicite del comunismo.
In realtà il Concilio Vaticano II non aveva preso (né poteva prendere) simili impegni di autocensura con nessun potere mondano.
Paolo VI si riferiva però a quelli sottoscritti dal Vaticano con il Patriarcato ortodosso di Mosca, ossia con il Cremlino e il Kgb, per legare le mani al Concilio.
I suddetti “impegni” si trovano elencati esplicitamente dal Papa stesso nel suo appunto: “di non entrare in temi ‘politici’, di non pronunciare anatemi, di non parlare di comunismo (1962)”.
E’ la prova documentaria, fornita dallo stesso Papa Montini, del “patto” tra Vaticano e Mosca per imbavagliare il Concilio e impedire ogni condanna esplicita e solenne del marxismo e dei regimi comunisti.
Perché in realtà il Concilio entrò – eccome! – “in temi politici”. Tutti eccetto il comunismo. Continua

Francesco Cossiga coglie nel segno: “La Rai dovrebbe fare una trasmissione con quiz a premi per indovinare quale sia la politica estera italiana”. In effetti è un rebus insolubile. Una, nessuna, centomila. A volte la stessa persona ha venti politiche diverse: pensiamo a D’Alema, quello della guerra in Jugoslavia con gli Usa, e paragoniamolo al D’Alema che va in scena in questi giorni. Continua

D’improvviso irrompe l’orrore nella vita quotidiana. Non una cattiveria potabile e consueta, ma proprio il Male satanico dispiegato in tutto il suo odio per le creature umane (sì, Satana esiste e opera nelle tenebre dei nostri cuori !!!). Continua

“Tutti i tormenti di questa terra raccolti in un fascio, io li accetto, o mio Dio, io li desidero qual mia porzione, ma non potrei giammai rassegnarmi di essere separato da voi per mancanza di amore.” È il 17 ottobre 1915, quando il giovane padre Pio scrive questa lettera. Sono parole semplici, che descrivono con struggente serenità il suo desiderio di farsi vittima, di offrirsi in sacrificio per prendere su di sé le sofferenze degli altri, ottenere per loro tante grazie e redimerli dal peccato. La sua ferrea volontà di espiazione viene accolta da un incontrovertibile consenso divino: le stigmate, il doloroso dono che cambierà la vita del santo di Pietrelcina. Da quel momento in poi, attorno al frate del Gargano fioriscono innumerevoli conversioni e cresce un popolo di credenti, milioni di devoti in tutto il mondo. Continua

Il “caso Wielgus” rivela innanzitutto la solitudine (e la bravura) di Benedetto XVI. E rivela che c’è un problema nel mondo ecclesiastico.
Lo ha centrato padre Adam Boniecki, amico di Karol Wojtyla, ieri in una intervista: “Non so chi, ma qualcuno ha disinformato papa Ratzinger. E’ grave, qualcuno dovrà pagare”.
In effetti che un prete polacco come don Wielgus abbia avuto qualche cedimento verso un regime nemico, persecutore, assassino e ricattatore, purtroppo rientra nella normalità della vita di una brutale dittatura comunista. Però è incomprensibile che egli, con quel passato problematico, sia arrivato fino alla nomina a vescovo di Varsavia e Primate di Polonia senza sentire, prima, il bisogno di dire tutto al Papa e soprattutto senza che nessuno, fra coloro che dovevano controllare, abbia raccolto informazioni complete e fatto sapere al Papa. Continua

La notizia clamorosa è stata pressoché ignorata dai giornali, ma segna la disfatta dell’opposizione progressista a Ratzinger (e si lega alla firma, ormai prossima, del Papa al Motu proprio per la Messa in latino): nel 2006 agli incontri con il Santo Padre sono accorse 3 milioni e 222 mila persone, un record stupefacente (in media più del doppio rispetto al culmine del grande papa Wojtyla che pure attraeva i popoli). Dunque si è verificato l’esatto opposto di quanto i cosiddetti “esperti” (anche cattolici) avevano previsto. Sandro Magister sull’Espresso (che non è certo un foglio cattolico) ha testualmente riconosciuto: “Benedetto XVI è il papa più popolare della storia”. Ma solo il Wall Street Journal fra i grandi giornali ha cominciato a riflettere sullo stile e la grandezza di questo pontefice. Cos’è che attrae tanta gente verso papa Benedetto? Continua