Dopo due anni di pandemia, due anni da incubo, l’Italia del turismo sta ripartendo. Per il 2022 infatti le stime parlano di più di 92 milioni di arrivi e circa 343 milioni di presenze fra stranieri e italiani (un aumento – rispettivamente – del 43 per cento e del 35 per cento rispetto all’anno scorso).

Non siamo ancora tornati ai dati del 2019, ma la ripresa è forte. Sperando che i venti di guerra che soffiano impetuosi non gelino questa fioritura…

Con l’inizio di maggio sciameranno verso la Penisola milioni di persone che cercano nella nostra terra una Bellezza sognata e ignota, che tante volte hanno sentito raccontare o che hanno già assaporato e vogliono tornare a gustare. Continua

Dei nostri due santi patroni d’Italia, il primo – Francesco d’Assisi – è popolarissimo. Mentre Caterina da Siena (che si festeggia proprio oggi) è pressoché sconosciuta a tutti. Eppure avrebbe delle  caratteristiche straordinariamente “moderne”.

RIVOLUZIONARIA

Si tratta infatti di una delle poche donne che fu protagonista del suo tempo al punto che perfino dei papi – oltreché degli uomini di Stato – furono influenzati dal suo carisma, dalla sua personalità.

Ma non era solo una donna: era una giovane donna (è morta a soli trentatré anni), oltretutto non di famiglia nobile o ricca, ma figlia del popolo (il padre era tintore), che – suo malgrado – si troverà a viaggiare per le sue missioni addirittura fino ad Avignone, cosa questa assai mal vista per una ragazza e che la esporrà a mille pettegolezzi maligni. Per di più era (inizialmente) analfabeta ed è stupefacente che la Chiesa in seguito l’abbia proclamata addirittura “Dottore della Chiesa” per la sua sapienza teologica e mistica. Continua

Oggi – Domenica in Albis – per la Chiesa è la festa della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Giovanni Paolo II e papa Francesco la celebra per la prima volta con una Messa pubblica nella Basilica di San Pietro.  Anche negli ultimi due anni lo ha fatto, ma a causa del Covid, in forma privata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia.

La misericordia è il tema che ama: fondamento del suo pontificato. Nel 2016 il Pontefice ha indetto addirittura un Giubileo dedicato alla misericordia. Ma, a spiegare questa solenne celebrazione, c’è anche il momento storicoche viviamo col divampare di una guerra che rischia di diventare un conflitto mondiale che porta alla distruzione totale dell’umanità.

La messa del Papa in San Pietro per invocare la Divina Misericordia è un altro momento – come la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina – con cui il Vicario di Cristo sta innalzando una barriera di preghiere (il katéchon di San Paolo) per fermare il dilagare nel mondo dell’odio fratricida e della guerra. È una “diplomazia soprannaturale” a cui il Papa ricorre, deluso da quella mondana. Continua

Papa Francesco esce fuori da tutti gli schemi ideologici e oggi – dopo nove anni del suo pontificato – continua a sorprendere e diventa sempre più evidente che gli occhiali manichei con cui lo si è guardato (progressismo/conservatorismo o modernismo/tradizionalismo) sono da buttare.

Il “pensiero binario” impone la logica dello schieramento, ma non fa capire la complessità della realtà. È “un Pontefice non facile da decifrare”, dice giustamente Massimo Borghesi. Lo dimostrano i giornali, che fino a ieri lo hanno osannato, infastiditi oggi per le sue posizioni sulla guerra. Le opposte tifoserie sono confuse.

PAPA INCOMPRESO

“Forse né gli uni, né gli altri, hanno mai compreso veramente il pontificato del primo papa non europeo. E oggi” scrive Americo Mascarucci nel libro “Papa Francesco in controluce” (Giubilei-Regnani)dobbiamo onestamente riconoscere di aver dato troppo per scontato papa Francesco, osservandolo con le lenti della faziosità e del pregiudizio, e spesso confondendo il suo messaggio, caricandolo di propaganda e ideologia. Al punto che chi lo ha sempre osannato si ritrova in parte deluso (come accade all’episcopato modernista tedesco, per esempio, che si attendeva aperture rivoluzionarie) e chi invece lo ha combattuto in buona fede, è costretto ad ammettere di non averlo capito”. Continua

Nella famosa intervista a “The Atlantic” del 10 novembre 2016, Henry Kissinger disse:

Per capire Putin bisogna leggere Dostoevskij, non il Mein Kampf. Egli sa che la Russia è molto più debole di quanto non fosse una volta, anzi molto più debole degli Stati Uniti. È il capo di uno stato definito per secoli dalla sua grandezza imperiale, ma che poi ha perso 300 anni di storia imperiale con il crollo dell’Unione Sovietica. La Russia è strategicamente minacciata su ciascuno dei suoi confini: a oriente dall’incubo demografico della Cina; dall’incubo ideologico dell’Islam radicale lungo il suo confine meridionale; e, a Occidente, dall’Europa, che Mosca considera una sfida storica. La Russia cerca il riconoscimento come grande potenza, come pari e non come supplice in un sistema progettato dagli americani”.

In realtà, sebbene la Russia abbia subìto dall’Europa due micidiali invasioni (di Napoleone prima e di Hitler poi), è proprio all’Europa che la sua cultura appartiene ed è con l’Europa che deve ritrovare l’unità. Sa di doverlo fare. A tratti lo vuole, ma è una sorta di amore odio. Continua

“L’impressione è che l’intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza”. Lo scriveva, qualche anno fa, René Girard, uno dei grandi pensatori del nostro tempo.

Siamo arrivati a quell’appuntamento? Sebbene preoccupati dalla guerra in Ucraina, fatichiamo a comprendere la reale gravità della situazione. Eppure questa Pasqua dell’anno 2022 potrebbe davvero essere l’ultima. L’ultima della civiltà umana. Non è un’esagerazione.

L’escalation è evidente. Non c’è solo il probabile ulteriore allargamento della Nato a Finlandia e Svezia. Ormai l’impegno americano nella guerra è massiccio e dopo l’approvazione da parte di Biden dell’invio di nuove micidiali armi all’Ucraina per altri 800 milioni di dollari (3 miliardi dall’inizio della guerra), con la nota diplomatica del 12 aprile la Russia ha ufficializzato l’avvertimento finale: “Chiediamo agli Stati Uniti e ai suoi alleati di fermare l’irresponsabile militarizzazione dell’Ucraina, che comporta conseguenze imprevedibili per la sicurezza regionale e internazionale”. Continua

La Sindone continua a riportarci a una storia di 2000 anni fa. È appena stato pubblicato, sulla rivista scientifica “Heritage”, uno studio specialistico intitolato “X-ray Dating of a Turin Shroud’s Linen Sample”, realizzato da studiosi del Cnr (Liberato De Caro, Teresa Sibillano, Rocco Lassandro e Cinzia Giannini) in collaborazione con il professor Giulio Fanti dell’Università di Padova.

È stato applicato un nuovo metodo per la datazione di antichi fili di lino che permette di studiare “il grado di invecchiamento naturale della cellulosa che compone le fibre dei fili di lino del campione indagato, mediante analisi ai raggi X”.

Lo studio in questione arriva alla conclusione che il tessuto della Sindone “è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali sono compatibili con l’ipotesi che la Sindone sia una reliquia di 2000 anni, come supposto dalla tradizione cristiana”, a condizione che nei tredici secoli che hanno preceduto i sette secoli della sua permanenza documentata in Europa, sia stata conservata a più elevate temperature ambientali secolari. Continua

Vincere. È la maledetta legge della guerra. Ma ieri il Papa ha posto a tutti una domanda: che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”

Chi potrà cantare vittoria con migliaia di morti e devastazioni immani? Di sicuro non cantano vittoria i popoli, la carne da macello sulla cui pelle i potenti decidono le loro strategie di potere. L’unica guerra che i popoli vincono è quella che si scongiura o si ferma.

Il Papa è addolorato da questa follia che rischia di trascinare il mondo intero in una catastrofe. Il suo grido – “fermatevi!” – si leva di continuo: è la voce stessa di Dio davanti al quale tutti dovranno comparire in giudizio.

Ieri il Pontefice all’Angelus ha sottolineato che l’unica vittoria che vale la pena cercare è quella che celebriamo nei prossimi giorni, la Pasqua cioè “la vittoria del Signore Gesù Cristo sul peccato e sulla morte. Sul peccato e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro. Ma oggi” ha ripreso il papa “c’è la guerra. Perché si vuole vincere così, alla maniera del mondo? Così si perde soltanto. Perché non lasciare che vinca Lui?Cristo ha portato la croce per liberarci dal dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore, la pace”. Continua

Davanti all’atroce spettacolo quotidiano di morti e distruzioni, tutti – a cominciare dal presidente ucraino Zelensky – dovremmo chiederci: era evitabile questa catastrofe?

L’interesse supremo dell’Ucraina era quello di scongiurare in tutti i modi una guerra sul suo territorio con una superpotenza nucleare come la Russia. Il fatto che il regime di Putin sia regredito a un brutale dispotismo aggressivo doveva indurre Zelensky a considerare l’invasione come il male peggiore. Doveva far di tutto per evitarla, avendo una grande inferiorità militare.

Nel Vangelo c’è un insegnamento di grande realismo per chi governa: “quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace” (Lc 14, 31-32).

Zelenskij poteva evitare così questa tragedia al suo Paese? Forse sì. Sappiamo infatti, dal Wall Street journal, che il 19 febbraio scorso (quando già le truppe russe erano ammassate ai confini), il cancelliere tedesco Scholz ha proposto a Zelensky la possibilità di una de-escalation: la condizione era “rinunciare all’adesione alla Nato” e “dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l’Occidente e la Russia”. Continua

Perché tanta parte del mondo non sta con gli Usa e la Ue contro la Russia? Giusto o ingiusto che sia, c’è un rancore antico. Lo focalizzò così Arnold Toynbee: “nell’incontro fra mondo e Occidente… è stato il mondo che è stato colpito – e duramente colpito – dall’Occidente”.

Negli ultimi decenni poi gli Usa hanno bombardato a destra e a manca. Samuel Huntington nello “Scontro di civiltà” ha scritto: “L’Occidente ha conquistato il mondo non per la superiorità di idee e valori… ma per la superiore applicazione della violenza organizzata. Gli occidentali se ne scordano spesso; i non occidentali mai”.

BIDEN ‘97

Gorbacev ripeteva che il crollo del comunismo era stata una decisione russa, non l’esito di una guerra persa con gli Usa, quindi occorreva una nuova Yalta per riorganizzare insieme la sicurezza europea. Ma gli Usa invece l’hanno rivendicato come una propria vittoria e hanno allargato la Nato nell’Europa dell’est.

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