Sarà il vento di SuperMario Draghi che comincia a spazzare l’aria; sarà che questo governo ha stancato; sarà che ha esaurito la funzione assegnatagli alla nascita da quell’“ordine mondiale” di cui parlava Massimo Giannini nel 2019; fatto sta che dai giornaloni arrivano siluri molto preoccupanti per l’esecutivo giallorosso che presto potrebbe avere il benservito.

Anzitutto è iniziata un’aperta campagna per il “No” nel referendum sul “taglio dei parlamentari” grillino: giovedì su “Repubblica” è sceso in campo direttamente il direttore Maurizio Molinari (“Perché votare No al referendum”) e ieri sulla “Stampa” il referendum del “taglio” è stato demolito dall’editoriale di Massimo Cacciari (se dovesse prevalere il No sarebbe destabilizzante per il governo). Continua

Per milioni di italiani il Covid cinese è stata una sciagura da superare quanto prima. Ma c’è qualcuno per cui sembra sia stata una manna: la Sinistra. Lo dicono loro stessi.

Il direttore dell’Espresso, Marco Damilano, è un analista molto di parte, ma intelligente e non banale. Sull’Espresso di questa settimana parla di una “destra mondiale” che incanta i popoli perché evidentemente interpreta gli interessi delle persone concrete.

Ma Damilano aggiunge: “Tutto questo è sembrato interrompersi con la pandemia. Si è inceppata la macchina militare comunicativa imposta dalla destra mondiale e subìta dalla sinistra evanescente”, quella sinistra che “non sa parlare al Paese, preferisce occupare i minuti dei pastoni dei telegiornali della sera piuttosto che qualche angolo dell’immaginario. Non è stata una reazione di segno opposto a impantanare i sovranisti nelle loro contraddizioni, ma la realtà incontrollabile di un virus che ha sbugiardato molti luoghi comuni”.

In realtà il virus ha confermato proprio gli argomenti del centrodestra: dal pericolo cinese, alla necessità del controllo delle frontiere, dai danni della globalizzazione, alla necessaria sovranità monetaria, alla necessità di riportare le produzioni in patria (fino all’utilità della plastica). Continua

Se qualcuno in futuro scriverà la storia del giornalismo italiano attorno al 2000, certe prime pagine dei quotidiani di ieri meriteranno una menzione nella categoria “stravaganze surreali” (o forse “Socialismo surreale”).

Infatti giovedì è uscita una notizia non proprio irrilevante. Palazzo Chigi ha comunicato: “Il Presidente del Consiglio Conte e i Ministri Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza hanno ricevuto una notifica riguardante un avviso ex art. 6, comma 2, legge cost. n. 1/1989 da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. L’avviso riguarda la trasmissione al Collegio (…) degli atti di un procedimento penale iscritto per i delitti di cui agli artt. 110, 438, 452 e 589, 323, 283, 294 c.p., che origina da varie denunce da parte di soggetti terzi provenienti da varie parti d’Italia”.

Cioè la procura della Repubblica di Roma ha trasmesso al Tribunale dei ministri denunce a carico del premier e di sei ministri per ipotesi di reato che vanno dall’epidemia colposa ai delitti contro la salute pubblica, dall’abuso d’ufficio all’attentato contro la Costituzione e ai delitti contro i diritti politici dei cittadini.

Ovviamente ieri “Libero”, come pochissime testate non allineate, ha aperto la prima pagina su questo. Se avessimo un governo di centrodestra tutti i quotidiani lo avrebbero fatto con grande clamore, anche perché, comunque la si giudichi nel merito, è una notizia importante. Continua

Ci sarebbero tutti gli ingredienti della solita estate italiana: gli amorazzi da rotocalco, il tragico giallo dell’estate, il caldo e ora le stelle cadenti di S. Lorenzo. Solo che l’estate 2020 è diversa, è vuota di turisti stranieri e piena di problemi e di ansie.

Le stelle cadenti non sono solo quelle di san Lorenzo. Nel mondo, come in Italia, è una vera pioggia di stelle, preannuncio di un autunno catastrofico.

Sembrano cadenti perfino le stelle della bandiera americana nella campagna presidenziale più drammatica della storia recente, fra i danni umani ed economici del Covid e la piazza sobillata da chi vuole alimentare l’incendio; con il presidente Trump che si scambia con gli avversari addirittura l’accusa di voler mettere in discussione il sistema democratico. Continua

C’è una vittima illustre del Covid, la più illustre, eppure è passata inosservata: Dio. Non poteva esser “fatto fuori” dal Covid, ma è stato cancellato dagli uomini a motivo (o con il pretesto) del Covid. Non si tratta solo di ciò che è avvenuto nei mesi del lockdown – una sorta di blackout della Chiesa – che è stato clamoroso e non ha precedenti in duemila anni di storia.

La cancellazione di Dio è stata anche più radicale. Fa discutere in questi giorni la “Pontificia Accademia per la vita”, al cui vertice papa Bergoglioha voluto mons. Vincenzo Paglia, della Comunità di S. Egidio.

L’Accademia ha appena emanato un documento dal titolo altisonante, “L’Humana communitas nell’era della pandemia: riflessioni inattuali sulla rinascita della vita”. Un testo di 29.128 caratteri dove non si trovano mai (proprio mai) le parole Dio, Gesù Cristo, fede e religione. C’è cinque volte la parola “salute”, ma non c’è mai la parola “salvezza”. Continua

La pandemia è un’immensa sciagura, per tutti i popoli. Ma c’è stato (e c’è) un uso politico della paura da parte di certe élite di governo? E con quali scopi? Ha ragione chi ritiene che sia in corso un gigantesco e inquietante esperimento politico?

A parlarne sono alcuni pensatori “non allineati” che subito il sistema mediatico delegittima bollandoli come “complottisti”. Ma a notare che qualcosa di strano sta accadendo è anche – per esempio – il pensatore simbolo dell’europeismo mainstream, Bernard Henri Lévy, che ha appena pubblicato un libro: “Il virus che rende folli”.

Lévy nota, giustamente, che l’epidemia di Covid non è stata affatto una novità apocalittica nei nostri anni. Rammenta l’influenza di Hong Kong, “dopo il maggio ‘68”, che fece un milione di morti “per emorragia polmonare o soffocamento” o, dieci anni prima, l’influenza asiatica, arrivata sempre dalla Cina, che fece due milioni di morti. Continua

La Sinistra politica e mediatica si contraddice di continuo. Attaccarono il premier ungherese Orban perché il 30 marzo dichiarò lo stato d’emergenza nel suo Paese (lo fece seguendo le norme di legge), ma il governo giallorosso ha egualmente dichiarato lo stato d’emergenza (anche se “la nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza”, come ha ricordato la presidente Cartabia) e ha fatto una gestione della crisi molto criticata dagli stessi costituzionalisti.

Poi, a differenza dell’Ungheria dove in giugno, finita la fase critica, il Parlamento ha revocato i superpoteri del premier, il governo Conte ha addirittura deciso di protrarre lo stato d’emergenza da adesso fino ad ottobre, senza che esista più l’emergenza. Caso unico in Europa. Continua

Giovanni Lindo Ferretti è riuscito a esprimere in poesia il suggestivo dialogo fra un uomo, il suo cavallo e l’angelo, nel capitolo “il bardo intoni il canto. Singulto”
del suo ultimo libro, “Non invano” (Mondadori). Un dialogo che ricorda quasi le leopardiane “Operette morali”.

D’altra parte, nel suo misterioso e quotidiano ascolto della montagna appenninica e da lì di tutto il creato, Ferretti racconta di aver ricevuto una lezione di teologia, di politica e di filosofia proprio dal comportamento del suo cavallo più amato.

Ma bisognerebbe leggere come poesia, con i giusti spazi di silenzio dopo ogni verso (come qua sotto li trascrivo), pure certe pagine di prosa di questo libro:

“Il passato è ciò che posseggo,

il presente è il tempo che mi è concesso,

il futuro arriva

e mi troverà comunque impreparato.

Il mio aiuto, la mia sola forza,

sta nell’essere radicato.

Una famiglia, una comunità, una terra,

una lingua, una religione.

Usanze, costumi,

modalità dell’essere

e dei comportamenti.

E tutto sta finendo.

Moribondo, quando non già morto”.

Il nuovo libro di Ferretti è un meraviglioso mosaico (perché fatto di frammenti) dove, quasi ad ogni pagina, la prosa ha il passo della poesia. Finché l’autore si arrende a questo sguardo che gli urge dentro esprimendosi spesso in forma di canzone, come gli è più abituale. Continua

Fino a ieri tutti si dicevano liberali. Ma oggi che sarebbe necessario dimostrarlo di fronte al progetto di legge Zan, definito da molti “legge bavaglio”, d’improvviso sembra che analisti e intellettuali liberali siano spariti, lasciando soli i cattolici a difendere la libertà di tutti.

Vittorio Feltri, fra i pochi laici controcorrente, ha avuto il coraggio civile (perché oggi ci vuole coraggio) di criticare questo disegno di legge illiberale. Ha dato voce così a quella tradizione di giornalismo laico, allergica a censure e bavagli, che ebbe in Indro Montanelli e Oriana Fallaci i punti di riferimento, nella battaglia contro il conformismo e la sinistra intollerante.

Ma fra gli altri grandi nomi del giornalismo di cultura liberaldemocratica (Paolo Mieli, Pierluigi Battista, Ernesto Galli della Loggia, Angelo Panebianco) chi è intervenuto? O mi è sfuggito (in questo caso me ne scuso) o nessuno se n’è occupato. Continua

Invece di ricorrere alla Banca centrale  (la Bce), come tutti gli altri paesi (dagli Usa alla Gran Bretagna al Giappone), per avere davvero soldi a fondo perduto, i capi di governo della Ue a Bruxelles hanno voluto stabilire un piano di sovvenzioni che grava sul bilancio della Ue. Così ora l’Italia avrà 127 miliardi di prestiti che sono DEBITO e andranno restituiti e avrà i cosiddetti “aiuti a fondo perduto” (63 miliardi, quando la Spagna, più piccola dell’Italia, ne ottiene 72) che in realtà andranno anch’essi restituiti con l’aumento delle nostre quote al bilancio della Ue (dove noi ci dobbiamo accollare pure gli sconti fatti ai paesi nordici). Con tutto ciò sono soldi che dobbiamo spendere come dicono gli altri paesi che certo non hanno interesse a un’Italia più concorrenziale. Era questa la strada giusta? Qua sotto il mio articolo che racconta come stanno le cose (i numeri) fra Italia e Unione europea.

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E’ umiliante che il governo faccia passare gli italiani in Europa per straccioni che vogliono campare sulle spalle degli altri, addirittura con l’Olanda che ci ordina di eliminare “quota 100” quando fra le Raccomandazioni del Consiglio dell’Ue alla stessa Olanda, nel 2019, c’è proprio una critica al suo sistema pensionistico (“vi sono ripercussioni negative sull’equità intergenerazionale, sulla trasparenza in materia di diritti pensionistici e sulla flessibilità”).

Dilaga la narrazione anti italiana, ma i veri dati dicono l’opposto.

Anzitutto l’Italia è un contributore netto del budget comunitario: dal 2000 al 2017 ha “regalato” alla Ue 88,720 miliardi (fonte RGS: è la differenza fra i versamenti e gli accrediti). Inoltre ha contribuito per 58,200 miliardi (fonte Def 2019) ai fondi salva stati. In totale 146,920 miliardi di euro degli italiani “regalati” agli altri paesi europei.

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