Stando a ciò che ha scritto Matteo Renzi nel suo libro – secondo l’anticipazione di ieri del “Corriere della sera” – il PD dovrebbe chiedere scusa agli italiani, al Centrodestra e al M5S.

Infatti qual è stato il ritornello di Enrico Letta e del suo partito dal 20 luglio, per tutta la campagna elettorale?

Hanno ripetuto di continuo che il Centrodestra e il M5S sono irresponsabili perché hanno fatto precipitare il Paese nel baratro della crisi di governo e delle elezioni anticipate mentre viviamo una situazione nazionale e internazionale tragica.

Centrodestra e M5S sono stati accusati dal Pd di aver mandato a casa Draghi tradendo così l’Italia e gli interessi degli italiani, per meschini interessi di bottega partitica.

Ma in realtà le cose sono andate in modo opposto, come racconta Renzi, uno dei protagonisti che ha vissuto in prima persona le ore convulse del 20 luglio che hanno portato allo scioglimento anticipato delle Camere.

Ieri è uscita l’anticipazione dell’edizione aggiornata del suo libro, “Il mostro”, in cui l’ex segretario del Pd ricostruisce le sue mosse dopo che il M5S prese le distanze dal governo.

Prima iniziativa. Renzi avvicina Giorgetti: “Giancarlo, sai meglio di me che sarà un autunno complicato. Se mandiamo a casa Draghi per chiunque governerà sarà peggio. Anche per voi”.

Gli chiede dunque di convincere Salvini: “Se dice davvero di sì al Draghi bis, io provo a convincere il Pd”. Salvini non è entusiasta, ma dice sì al Draghi bis “la Lega c’è. E se c’è la Lega” scrive Renzi “Forza Italia non può che starci”. Continua

I cristiani perseguitati continuano ad essere, da anni, le vittime più dimenticate e misconosciute. Di loro non si parla nell’“Agenda Progressista” del Giornalista Collettivo. Per l’ideologia Politicamente Corretta, che è egemone nell’establishment occidentale, sembra che essi neanche esistano come vittime.

Eppure sono il gruppo religioso più colpito del pianeta e la loro situazione peggiora di anno in anno. A documentare questa tragedia e ad aggiornare i dati, con fatti e testimonianze, provvede il “Rapporto” puntualmente redatto dalla Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che, nella sua ultima edizione, ha un titolo molto eloquente: “Perseguitati più che mai. Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2020-2022”. Continua

Il “saccheggio napoleonico” delle opere d’arte in Italia fu gigantesco. L’Imperatore francese pretendeva di essere il “liberatore” della Penisola e la spogliò dei suoi tesori artistici, oltre a infliggerle guerra e devastazioni.

Alessandro Marzo Magno nel libro “Missione Grande Bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler” (Garzanti) ha ricostruito questo scempio che oggi sembra rimosso da tutti.

Però Marzo Magno ricorda anche coloro che, in modo geniale, riuscirono a riportare in Italia alcuni dei tesori saccheggiati. Eroi non celebrati quanto meriterebbero.

Uno di loro fu un grande scultore di cui proprio in questi giorni si ricorda il bicentenario della morte: Antonio Canova, “il quale, guarda caso, è pure l’artista più famoso dell’epoca, un divo conteso dai sovrani di tutta Europa, uno che” ricorda Marzo Magno “lo stesso Napoleone aveva coccolato e vezzeggiato”.

Ecco perché il Papa incaricò proprio lui di andare a Parigi per tentare la disperata impresa di farsi restituire, dalla restaurata monarchia, ciò che Napoleone aveva portato via a Roma e allo Stato Pontificio. Continua

A proposito della lite di oggi fra Francia e Italia, c’è un dramma nella nostra storia passata che torna alla mente.

Nel XV secolo l’Italia era uno dei paesi più ricchi d’Europa. Forse il più ricco e culturalmente egemone. Il vecchio continente ammirava la nostra fioritura dell’Umanesimo e del Rinascimento.

Dunque l’Italia era proiettata verso il primato europeo nei secoli successivi. Invece accadde qualcosa che la fece precipitare in un disastro da cui per secoli non si riprese (e forse non si è ancora ripresa).

La causa del disastro fu proprio la Francia (insieme alla cecità delle classi dirigenti degli stati italiani). Infatti, nel settembre 1494, questa Italia ricca, bellissima e culturalmente grandiosa, fu invasa da Carlo VIII con il suo esercito di 30 mila soldati. Continua

Franco Monaco (già parlamentare dell’Ulivo/Pd), ha mostrato, sul “Fatto quotidiano”, che la posizione del Pd sulla guerra in Ucraina (appiattita acriticamente sulla Casa Bianca) è antitetica all’insegnamento del padre ideologico dell’Ulivo e del Pd: Giuseppe Dossetti (giurista, partigiano, membro della costituente e leader della Dc con De Gasperi nel dopoguerra).

Monaco ricorda che durante la prima guerra del Golfo (anni Novanta), Dossetti spiegò così l’articolo 11 della Costituzione di cui era stato il materiale estensore:

“Come italiano e antico costituente, noto che si è fatto dire all’articolo 11 ciò che non corrisponde né alla sua lettera, né al suo spirito, né nella prima parte, né nella seconda, la quale non attenua, ma conferma il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Continua

Che la Chiesa si trovi in una tempesta terribile è evidente a tutti. L’uragano ha investito in modo particolare il sacerdozio che è un pilastro fondamentale della Chiesa. In questo bel libro “Per l’eternità. Meditazioni sulla figura dei sacerdoti (Cantagalli) il card. Robert Sarah descrive con doloroso realismo il dramma in corso, ma indica anche la speranza. Molti fanno diagnosi catastrofiche, ma pochi sanno mostrare qual è la fonte della rinascita. Il card. Sarah lo fa attraverso i santi.

C’è una pagina bellissima che egli cita. E’ tratta del “Dialogo della Divina Provvidenza” di santa Caterina da Siena, dove Dio – parlando della terribile situazione degli Chiesa di quegli anni – dice a Caterina queste parole confortanti:

«Ti dico ancora che quanto più abbonda ora la tribolazione nel corpo mistico della santa Chiesa, tanto più ella abbonderà poi in dolcezza e in consolazione. La sua dolcezza sarà la riforma con santi e buoni pastori, i quali sono fiori di gloria, perché rendono gloria e lode al mio nome, spargendo odore di virtù, fondate in verità. Questa è la riforma dei fiori odoriferi dei miei ministri e pastori. Non è che abbia bisogno di essere riformato il frutto di questa Sposa, che non diminuisce, né si guasta mai per i difetti dei suoi ministri. Dunque rallegratevi, tu, il padre dell’anima tua e gli altri miei servi, nella presente amarezza, poiché Io, Verità eterna, ho promesso di darvi refrigerio, e dopo l’amarezza vi darò consolazione (mediante il molto soffrire) nella riforma della santa Chiesa».

Potete trovare nel sito di Cantagalli ( QUI ) un estratto più ampio di questo capitolo e gli altri dettagli informativi sul libro del card. Sarah. Credo che – visti i tempi – ci sia bisogno di tornare ad abbeverarsi alle fonti della speranza.

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Ieri si coglieva, anche nei media, l’entusiasmo e perfino la commozione di tutti per la scoperta archeologica di San Casciano dei Bagni (le statue e i reperti in un’area sacra etrusca poi romanizzata).

Alcuni entusiasti sono poi quelli che hanno da ridire sul ritorno della parola “patria”. Eppure nulla come quel tesoro millenario spiega il significato di questa parola che per decenni è stata bandita dal discorso pubblico.

Patria è la terra dei padri, la terra dove sono sepolte le generazioni da cui discendiamo, la terra che è impastata con le loro ossa e con i segni della loro vita, con le mura, le case, i templi, le civiltà che costruirono. Confondere questa idea di “patria” con il fascismo o il nazionalismo è come confondere il polmone con la polmonite.

Non a caso la ritroviamo nelle bellissime pagine di una personalità che è un simbolo dell’antifascismo, Piero Calamandrei, un padre costituente che fu tra i fondatori del Partito d’Azione. Continua

Un tempo la Sinistra riconosceva di soffrire della “sindrome di Tafazzi” (dal nome del comico dedito a una pratica masochista). Oggi è passata al suicidio (politico) assistito: fa harakiri davanti a milioni di italiani.

Sebbene i media evitino di infierire, come invece farebbero con il centrodestra, la situazione è grave (ma non seria). Dopo l’autoaffondamento elettorale del 25 settembre, è arrivata la replica con le manifestazioni “per la pace” del 5 novembre.

Pure un intellettuale d’area come Michele Serra ha riconosciuto il caso tragicomico: “A giudicare dalla piccola sparatoria verbale fra Conte e Calenda, lo scopo recondito della grande manifestazione pacifistaromana e di quella più piccola di Milano era farsi la guerra fra loro”. Continua

Il turismo è la versione laica dell’antico pellegrinaggio che aveva come meta Roma, luogo del martirio di san Pietro e san Paolo.

Ma il Grand Tour in Italia degli intellettuali europei e dei rampolli delle famiglie ricche e aristocratiche che, da tre secoli, ha avuto come meta le meraviglie artistiche del nostro Paese, ha finito egualmente per incontrare – dentro la bellezza – la religiosità cristiana del nostro popolo e dei nostri artisti.

Si parte per una passione estetica e s’incontra – a volte in un’esperienza estatica – il volto di Cristo, rappresentato in opere sublimi. Un capitolo particolare di questo fenomeno riguarda Piero della Francesca. Continua

Caro Antonio Socci,

ho letto  il suo articolo ( QUI ) sul tema della pace e il richiamo che fa al messaggio di Papa Francesco, purtroppo ad oggi ancora inascoltato da chi ha o potrebbe avere in mano le sorti della pace in Ucraina. Non mi trova d’accordo però quando cita un mondo associativo cattolico che, a sua detta, sarebbe stato in questi mesi silente e sembrerebbe svegliarsi solo ora, in particolare con la grande manifestazione di pace in programma per sabato prossimo, 5 novembre, a Roma.

Le Acli hanno fatto sentire la propria voce fin da subito, con una netta condanna dell’aggressione da parte della Russia e con una richiesta, anche al precedente Governo, di avviare subito una via diplomatica per raggiungere la pace.

A partire dal 5 marzo 2022, con la prima grande manifestazione per chiedere lo stop alla guerra, all’interno della Rete pace e Disarmo che riunisce il mondo associativo di stampo cattolico e non, siamo sempre stati in prima linea per chiedere con forza la pace e l’avvio di tutti i canali diplomatici possibili, quando invece l’unica soluzione paventata, anche sui media, sembrava solo quella di inviare armi.

Per manifestare la nostra vicinanza al popolo ucraino e, allo stesso tempo, cercare di aiutare concretamente una popolazione che ha subìto un attacco ingiusto e ingiustificato,  dopo un viaggio a Leopoli, abbiamo inviato prima 25.000 farmaci salvavita ad un ospedale  e, proprio qualche settimana fa, tre ambulanze, di cui una già equipaggiata per le urgenze pediatriche.

Nel frattempo non si sono mai fermate le manifestazioni che in estate e anche nel mese di ottobre, sono state soprattutto a carattere locale, con i circoli e le sedi provinciali Acli impegnate su tutto il territorio nazionale.

La manifestazione del 5 novembre  non è contro o a favore del Governo o in appoggio o meno a qualche partito, ma è una manifestazione di tutte le donne e gli uomini di buona volontà che vogliono dire stop alla guerra e l’unico rumore che vogliono far sentire è il grido della pace

Emiliano Manfredonia

(Presidente nazionale Acli)

 

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Caro Manfredonia,

io non mi riferivo alle (sacrosante) iniziative di solidarietà con il popolo ucraino, in cui le Acli si sono lodevolmente distinte. Né parlavo dell’ovvia condanna dell’invasione russa.

Lei sa che su questo concordano tutti. C’è anche l’entusiastico plauso di coloro che (a cominciare da Stoltenberg) hanno puntato su armi e sanzioni, alimentando con le loro dichiarazioni incendiarie la logica bellicista. Non mi riferivo neanche a qualche manifestazione locale “per la pace” che le Acli hanno organizzato.

Nel mio articolo invece mi domandavo se i cattolici “hanno mai manifestato contro il governo Draghi sulla guerra”.

Il punto è questo perché obiettivamente – incurante della richiesta delle Acli – Draghi non ha lavorato per la trattativa, ma, anzi, è stato determinante nel portare la UE sulla linea più oltranzista della Nato, di fatto alimentando il conflitto e la logica della guerra. Continua