Queste brevi considerazioni sono soltanto appunti di viaggio, perché il tema è vasto ed esige molto più spazio e riflessione. Però cercare di capire come Benedetto XVI guarda Francesco a me insegna molto. Poi ci sono i drammatici temi di attualità come la guerra. A questo proposito suggerisco di leggere l’articolo di Gianni Valente QUI che fa comprendere bene la dolorosa delicatezza della situazione e l’inermità della Chiesa e del Papa nel conflitto dei poteri mondani.

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È importante capire quale sia lo sguardo del papa emerito sul pontificato del suo successore. Perché il suo giudizio è certamente molto più profondo rispetto a quello di noi osservatori.

Nel libro-intervista di Peter Seewald, “Ultime conversazioni”, Benedetto XVI fa diverse considerazioni su Francesco. C’è anzitutto un giudizio positivo sul pontificato in generale.

Significativi poi sono i passi in cui nota certi elementi della personaità del successore. Per esempio è colpito dalla “sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri”. Poi “c’è anche il coraggio con cui affronta i problemi e cerca le soluzioni”. Continua

Vedendo sui media tante lacrime di commozione per il patriottismo degli ucraini e folle di politici e commentatori esaltare la loro sovranità nazionale, i loro sacri confini e la loro indipendenza, domenica scorsa, ho manifestato, su Twitter, la mia sorpresa: Patria, sovranità nazionale, difesa dei confini, indipendenza… Da anni sentiamo che sono brutte parole e chi le pronuncia è sospetto… Ora di colpo diventano parole sacre per cui combattere. Ma tranquilli: vale solo se si parla di Ucraina”. Continua

A chi tira le fila del Grande Gioco, che sta oltreoceano e che usa i governanti europei come suoi soldatini, non importa un fico secco né degli ucraini né della pace.
Ha un solo obiettivo: scatenare il caos in Russia per abbattere Putin (lo stanno già confezionandolalla maniera di Saddam e Gheddafi) e può farlo sfruttanfo ora i gravissimi errori del leader russo.
Per arrivare a questo risultato ricorrono a mezzi mai usati prima: li chiamano sanzioni, ma è chiaro che, per la loro enormità non mirano semplicemente a indurre Putin a cessare l’invasione militare, ma puntano a creare il caos in Russia e abbattere Putin.
Però sono così gravi che possono destabilizzare gravemente non solo la Russia, ma tutte le economie dei paesi europei. A cominciare dall’Italia. Eppure nessuno ha la forza di sottrarsi a questa seconda guerra.
Non è lontano dal vero chi ha scritto che il governo italiano è pressoché commissariato. Oggi è addirittura entrato (di fatto) in guerra, come gli è stato imposto, senza che il paese, inconsapevole e incapace di reagire, se ne sia neanche reso conto.
Sulla scena c’è “la guerra in Ucraina”. Siamo tutti ubriacati di notizie sul fronte e ignoriamo quello che è accaduto nelle ultime ore ai piani alti delle cancellerie (per il governo italiano è stato un terremoto come si evince dalle decisioni caotiche, convulse e confuse delle ultime ore).
Il vero gioco americano, come ho detto, non punta alla pace, ma ha un bersaglio: Putin. Il quale potrebbe reagire in modo imprevedibile e pericolosissimo se messo con le spalle al muro.
In sintesi: c’è la la guerra in Ucraina iniziata da Putin ed è appena stata varata dagli Usa una “guerra mondiale economica” dalle conseguenze inimmaginabili.
Il “partito della guerra” che unisce Mosca e Washington (a cui sono accodati i governi europei) rischia di portarci in un baratro pazzesco. E’ quasi impossibile capire come uscire da queste due guerre.
Umanamente parlando ci si sente impotenti di fronte a questo scontro, per l’enormità delle forze in campo. Ma non bisogna mai dimenticare che c’è Qualcuno che è più grande e più forte di qualsiasi potenza terrena.
PERCIO’ A QUESTO PUNTO ALMENO UNA COSA POSSIAMO FARE TUTTI E SUBITO: PARTECIPARE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE A CUI IL PAPA CI HA CHIAMATO PER IL MERCOLEDI DELLE CENERI.
CHI HA LA GRAZIA DELLA FEDE SA CHE LA PREGHIERA PUO’ FARE MIRACOLI. LA MISERICORDIA DI DIO PUO’ “CREARE” SPIRAGLI DI SPERANZA INIMMAGINABILI PERFINO DOVE SEMBRA CHE NON CI SIA PIU’ NESSUNA SPERANZA.
Ecco le parole del Papa all’udienza del mercoledì: “Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
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Antonio Socci
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28 febbraio 2022

 

 

 

La voce della ragione e dell’umanità c’è: è quella del Papa. Ma resta inascoltata. Come cento anni fa accadde a Benedetto XV all’inizio della Prima guerra mondiale. Anche oggi si sente solo l’assordante “partito della guerra”.

Anzitutto a causa del leader russo Putin passato in poche ore dalle truppe al confine e dal riconoscimento delle province russofone, alla folle e tragica invasione dell’Ucraina, spingendosi poi addirittura all’apocalittica minaccia nucleare (“Chiunque tenti di crearci ostacoli o interferire sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto”).

Ma il “partito della guerra” è sempre più forte anche qua. Le potenze occidentali, che hanno ignorato per otto anni il conflitto in Donbass – 14 mila morti fino ad oggi – scivolano ogni giorno di più nel bellicismo (che purtroppo hanno praticano per anni).

Nessuno lavora per il cessate il fuoco e la trattativa, ma anzi siamo passati velocemente dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all’Ucraina, fomentando Kiev allo scontro (con dichiarazioni incendiarie) e, di fatto, inducendola a non negoziare. Si arriva fino a ipotizzare il coinvolgimento occidentale nella guerra che pure l’ex segretario alla Difesa Usa e Capo della Cia, Leon Panetta, ritiene possibile.

Il nostro generale Marco Bertolini dice: “I toni di Johnson sono duri, quasi vorrebbe entrare in guerra. Sono gli stessi toni di Biden. Non lo dicono apertamente, ma fosse per loro una guerra la affronterebbero volentieri”.  Continua

L’analisi più intelligente e realista, per capire la tragedia in corso fra Russia e Ucraina è uno straordinario articolo di Henry Kissinger, To settle the Ukraine crisis, start at the end, pubblicato sul Washington Post il 5 marzo del 2014 (eccolo QUI tradotto dal blog di Massimo Borghesi). Alla luce degli ultimi eventi questa analisi è ancora più attuale. E non a caso lo stesso Kissinger cita positivamente il pensiero di Solzenicyn, sulla vicenda Russia/Ucraina.

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Oggi tutti siamo sconcertati dalla drammatica scelta bellica della Russia e ci chiediamo cos’ha in mente Putin. Eppure, quando arrivò al potere, nel 1999, tese la mano all’Occidente, ipotizzando perfino l’adesione alla Nato. Ci fu l’accordo di Pratica di Mare con Bush, propiziato da Berlusconi, nel 2002, e l’ingresso della Russia nel G7.

Ma subito dopo gli Usa chiusero quella porta e capovolsero l’atteggiamento verso la Russia. Perché?

Anche una personalità di grande statura morale come il Premio Nobel Aleksandr Solzenicyn (1918-2008), provò a farci capire il tragico errore dell’Occidente. Basta leggere il suo libro “Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni 1994-2008” (Marsilio). Continua

PARLA FALCONE  

La separazione delle carriere di giudici e Pm, su cui è stato indetto un referendum approvato dalla Corte Costituzionale, rappresenta un attacco all’ordine giudiziario? O è una riforma salutare?

Cosa ne pensava – per esempio – Giovanni Falcone che della magistratura è un simbolo prezioso?

Si può leggere la sua opinione, al di sopra di ogni sospetto, nel volume “Interventi e proposte (1982-1992)”, pubblicato nel 1994 da Sansoni editore con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Continua

Dov’è finito il Centrodestra? Esiste ancora? La risposta a questa domanda diventa sempre più urgente. Nel Paese c’è sicuramente un “popolo di centrodestra” che continua ad essere maggioritario (nei sondaggi stacca di molti punti la Sinistra), ma nei palazzi della politica non si vede più una leadership riconosciuta e una coalizione unita. Anzi, pare che ogni giorno crescano le polemiche, le diffidenze e le distanze fra i leader.

Da queste colonne, con mesi di anticipo, ci eravamo chiesti se il Centrodestra sarebbe arrivato unito alle elezioni politiche, viste le scelte opposte sul governo Draghi, e avevamo espresso forti dubbi sulla possibile ricucitura. Continua

Al Simposio sul sacerdozio, concluso ieri in Vaticano, si respirava un clima triste, pesante perché è il sacerdozio cattolico è sotto attacco: per gli scandali e certe campagne mediatiche, ma anche per le pressioni del Sinodo tedesco e per la crisi delle vocazioni.

Il Papa, intervenendo, invece di discutere di teorie ha parlato di quei preti che, con la loro vita e la loro testimonianza, fin dalla mia infanzia mi hanno mostrato ciò che dà forma al volto del Buon Pastore”.

Così ha espresso ciò che gran parte dei cristiani (compreso chi scrive, ma anche tanti non credenti) avrebbero testimoniato: la presenza buona di tantissimi sacerdoti incontrati nel corso degli anni, la cui umanità ha permesso di vedere e toccare con mano l’umanità di Gesù. Continua

L’Unione Europea sta per dichiarare guerra al vino e non sarà solo una guerra contro l’Italia, ma pure contro la cultura e la storia della nostra civiltà.

Ecco la notizia: martedì 15 febbraio verrà discusso al Parlamento europeo il cosiddetto “Cancer Plan”. Il quale, di per sé, ha una finalità giusta, combattere il cancro, ed avrà pure un finanziamento di 4 miliardi a integrazione delle risorse investite dagli Stati. Solo che vogliono perseguire questa sacrosanta finalità mettendo nel mirino anche il vino.

L’Unione italiana vini già prevede effetti devastanti per il settore se il piano non sarà cambiato (un crollo del 35% del fatturato, che equivale a 5 miliardi di euro l’anno). Continua

Ormai da mesi, certi media – a proposito della crisi Ucraina – hanno calzato l’elmetto e suonano la fanfara contro l’“espansionismo russo” che la Nato – a loro dire – dovrebbe contrastare.

In realtà se si guarda una cartina geografica si vede che ad essersi allargata smisuratamente in Europa, dagli anni Novanta, è la Nato, non la Russia (che non è più neanche Urss, ma si è ridotta appunto alla sola Russia).

Infatti sono passate dal Patto di Varsavia (che non esiste più) alla Nato: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria nel 1999, poi nel 2004 Bulgaria, Slovacchia, Romania, Slovenia e perfino Estonia, Lettonia e Lituaniache facevano addirittura parte dell’Urss; infine Croazia nel 2009, Montenegro nel 2017 e Macedonia del Nord nel 2020. Anche l’Albania – che non era nel Patto di Varsavia perché filocinese – c’è entrata nel 2009. Continua