Ippolit Terent’ev, assopito sul divano, si svegliò di soprassalto, guardò con aria attonita i presenti, presi dalle loro conversazioni salottiere, polemizzò in modo sconclusionato con Evgenij Pavlovic e infine si rivolse al principe Myskin: “ ‘è vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza? Signori miei’ gridò egli improvvisamente, rivolgendosi a tutti, ‘il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza!… Quale bellezza salverà il mondo?… Siete un cristiano fervente, voi? Kolja dice che voi stesso vi attribuite il titolo di cristiano’ ”.

Questo passo dell’“Idiota” di Dostoevskij, ovvero la celebre frase sulla bellezza che salverà il mondo, è spesso citata, ma resta incompresa, sebbene rappresenti forse la pagina più celebre in Occidente dello scrittore russo di cui si celebrano i 200 anni dalla nascita. Continua

Di corbellerie, contraddizioni e assurdità il mondo Novax è prodigo. C’è chi diffonde addirittura l’idea della “psico-pandemia”

Alcuni nel corso dei mesi hanno ripetuto che il Covid è come un’influenza, che è drammatizzato per ragioni oscure, che il vaccino è peggio del virus e le varie misure precauzionali fanno solo danni. Se provate a controbattere, dati alla mano, rischiate spesso di essere bersagliati di insulti.

C’è chi ritiene che il famoso don Ferrante dei “Promessi sposi” sia un tragicomico antesignano di questo genere di persone (egli però, se non altro, non insultava il prossimo).

L’ESPERTO

Don Ferrante entra nella narrazione manzoniana quando, con la moglie, donna Prassede, dà al cardinal Federigo la sua disponibilità ad ospitare Lucia.

Il Manzoni tratteggia con umorismo il temperamento della moglie: “Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care”.

Don Ferrante voleva essere “uomo di lettere” e “passava di grand’ore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile”. Lui – che aveva Aristotele come filosofo di riferimento – si piccava di essere esperto di politica, di scienza, di cavalleria e perfino di magia e di stregoneria. Ma soprattutto nell’astrologia “era tenuto, e con ragione, per più che un dilettante”. Continua

Fra confuse diatribe sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica e scaramucce sul governo non si riesce a capire cosa concretamente i partiti vogliano e cosa propongano.

L’italiano medio ha la sensazione che il loro sia un incomprensibile mondo a parte, diverso da quello in cui vivono i comuni mortali.

La classe politica dovrebbe sapere che non è importante soltanto come le cose (del Palazzo) sono, ma anche come appaiono ai cittadini, e francamente appaiono male, soprattutto in un momento come questo, in cui le emergenze (da quella pandemica a quella economica) provocano problemi e suscitano inquietudini.

Da settimane – ad esempio – si assiste a un inconcludente minuetto sulla candidatura del premier Mario Draghi al Quirinale. Si sente ripetere quasi da ogni parte politica che Draghi – che tutti elogiano per la sua azione – deve assolutamente restare a Palazzo Chigi, dando ad intendere che senza lui al timone sarebbe un disastro per il Paese. Continua

PADRE E PADRONI

Piergiorgio Odifreddi ama la battuta ad effetto e il paradosso. Repubblica (22/12) riferisce queste sue parole: “Quasi tutti siamo atei nei confronti di quasi tutte le fedi. Chi si definisce credente è ateo in tutte le religioni tranne la sua”.

In effetti la frase ha una sua divertente logica. Potremmo aggiungere scherzosamente che – allo stesso modo – nessun matematico crede veramente ai numeri perché ritiene che due più due faccia solo quattro ed esclude tutti gli altri numeri.

Del resto Odifreddi non è originale perché i cristiani del I e del II secolo effettivamente furono proprio accusati di ateismo (subendo persecuzioni) in quanto non riconoscevano gli dèi pagani e la divinità dell’imperatore. Continua

Il 2021 è stato l’anno della Dantemania. Per celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta tutti si sono mobilitati, così siamo stati letteralmente alluvionati dagli eventi e dalle chiacchiere dantesche. Centinaia sono state le iniziative, che hanno sfidato anche il Covid.

Si è visto e sentito di tutto. Dai convegni ai quiz danteschi, dalle mostre alle letture pubbliche del poema sacro (in tantissime città e anche nei paesi), dai programmi televisivi ai libri. Tutte le arti si sono cimentate con Dante, dal teatro alla danza, dalla pittura alla scultura, dal cinema alla musica, dalla miniatura al fumetto.

La rete poi è stata invasa, specialmente con il Dantedì e la campagna social “In Viaggio con Dante”. Infine un fiume di pagine di giornale dedicate all’Alighieri. Nel sito del Ministero dei Beni culturali sono elencati gli eventi e le celebrazioni più importanti. Una miriade.

Alcune iniziative sono state pregevoli, altre meno, di altre ancora potevamo fare a meno. Ma certamente è stato importante che l’Italia ritrovasse – anche nel sentimento popolare – il suo grande poeta, padre della nostra lingua e vertice assoluto della letteratura mondiale.

Non si ricorda nulla di paragonabile, anche perché internet, radio, televisioni e giornali hanno enormemente amplificato l’anniversario.

Così Dante è passato dall’inferno della dimenticanza e del rifiuto(perché la scuola sessantottina lo aveva ormai archiviato come un vecchio reazionario), al paradiso della celebrazione nazionale e della passione popolare. Senza risparmiarsi il purgatorio kitsch di tante rievocazioni e di tante chiacchiere da salotto. Continua

Il Natale non è una bella favola che, una volta nell’anno, fa dimenticare la crudeltà delle cronache, a cominciare dalla pandemia. Anche la pandemia permette di capire cos’è il Natale, perché ci ricorda che l’umanità è “malata”: in realtà è malata da sempre, nel profondo e non (solo) di Covid, ed è per questo che è venuto sulla terra il Figlio di Dio.

Ieri il papa, negli auguri alla Curia, ha usato un’immagine impressionante: Tolte le nostre vesti, le prerogative, i ruoli, i titoli, siamo tutti dei lebbrosi bisognosi di essere guariti”. Continua

La pandemia ha avvelenato il clima che già prima era abbastanza rancoroso. In particolare ad incendiare il dibattito pubblico è stato l’irrompere del fenomeno Novax.

Cosa s’intende per Novax? Non si tratta di chi ha paura a fare il vaccino o di chi ha domande (più che legittime) o dubbi, i quali meritano rispetto e risposte serie e argomentate.

Non si tratta nemmeno di chi critica la gestione dell’emergenza pandemica, disastrosa soprattutto nel primo anno (governo Conte2): questo giornale ha sempre raccontato e criticato gli errori, i ritardi, la confusione, le assurdità di tutte le fasi dell’emergenza.

No, per Novax s’intende un’ideologia. Si potrebbe forse definire: un’ideologia del sospetto universale che delegittima (e rifiuta) ogni autorità. Continua

“Il visitatore che entra nella navata di Santa Maria Maggiore si crede trasportato nel mondo antico: è una chiesa cristiana, o il portico di Atene dove i filosofi insegnavano la saggezza? Queste belle colonne ioniche sormontate da un architrave, queste lunghe linee orizzontali, questi vasti spazi esprimono la serenità, e la pace”.

Tomaso Montanari si riconosce in questa pagina di Émile Mâle: “Fin da bambino” scrive nel libro “Chiese chiuse” (Einaudi) – “ho perdutamente amato le chiese. Varcare la soglia delle immense basiliche ombrose della mia città, Firenze, voleva dire entrare in un tempo separato eppure tangibile, vivo, colorato. Come una favola: ma vera, e infinita. Una favola in cui i morti, che abitano sotto il pavimento o nelle grandi arche addossate ai muri, ci parlano; le opere d’arte sono come vivi animali nella tana; Dio è vicinissimo, e il tempo corre avanti e indietro… forme, testi che rendono tangibile, vorrei dire abbracciabile, la Storia. Luoghi di silenzio: pause nella vita di ogni giorno, capaci di suggerire un diverso senso del tempo, un altro ritmo esistenziale. Un riposo dell’anima, e del corpo. Ancora oggi, se chiudo gli occhi, riesco a sentire l’inconfondibile odore umido della mia amatissima Santa Maria Novella, dove sono cresciuto”. Continua

Un vecchio leader democristiano, Pierluigi Castagnetti, che i media ritengono molto vicino al presidente Mattarella, nei giorni scorsi – considerando la tensione fra Usa e Russia – ha scritto un tweet alquanto saggio:

Non scherzare col fuoco. Va bene la reazione USA alla minaccia russa di invadere l’Ucraina con 175000 uomini. Va bene la vicinanza UE all’Ucraina. Ma che facciamo per evitare che? Forse è ora di dire che la pretesa russa che l’Ucraina non entri nella Nato ha qualche senso”.

Parole di realismo andreottiano. Infatti l’ingresso dell’Ucraina nella Nato – peraltro in violazione degli impegni presi con Mosca dai presidenti americani – non è solo una questione diplomatica fra Usa e Russia, ma è un rischio colossale per tutti noi: potrebbe essere la scintilla che rischia di trascinarci in un conflitto, prima economico, con disastrose sanzioni e grossi problemi per le forniture di gas, ma forse poi anche militare. Continua

Voglio segnalare anche il bell’articolo del professor Giovanni Maddalena  QUI che coglie un altro importantissimo aspetto della conferenza stampa del papa.

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Domani è l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Jorge Mario Bergoglio che venerdì 17 dicembre compirà 85 anni. Non so se, in cuor suo, farà un primo bilancio del suo pontificato (gli analisti hanno già cominciato).

Di certo è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori (non so cosa è peggio).

Sono arrivati a imputargli pure il vaccino, come fosse una sua colpa e non una protezione dalla pandemia (peraltro è il vaccino di Trump, non certo del papa).

Anche ieri un giornale lo ha accusato di non dire nulla sul prossimo dibattito parlamentare italiano relativo all’eutanasia, quando proprio l’altro ieri, parlando ai giuristi cattolici, il papa aveva implorato i giuristi di rifendere i diritti dei dimenticati e – insieme a lavoratori e migranti – aveva citato malati, bambini non nati, persone in fin di vita e poveri (peraltro sull’aborto Francesco usa espressioni perfino più dure di Giovanni Paolo II).

Dall’altra parte apri “Repubblica” e trovi Scalfari che, professandosi suo tifoso, gli attribuisce improbabili teorie o – proprio ieri – Luigi Manconiche ricama su una frase del pontefice relativa ai peccati della carne, attribuendogli una “svolta” che è solo nei desideri di Manconi (in realtà il papa ha solo ricordato la tradizionale distinzione della Chiesa fra il peccato di debolezza e il peccato di malizia). Continua