La voce della ragione e dell’umanità c’è: è quella del Papa. Ma resta inascoltata. Come cento anni fa accadde a Benedetto XV all’inizio della Prima guerra mondiale. Anche oggi si sente solo l’assordante “partito della guerra”.

Anzitutto a causa del leader russo Putin passato in poche ore dalle truppe al confine e dal riconoscimento delle province russofone, alla folle e tragica invasione dell’Ucraina, spingendosi poi addirittura all’apocalittica minaccia nucleare (“Chiunque tenti di crearci ostacoli o interferire sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto”).

Ma il “partito della guerra” è sempre più forte anche qua. Le potenze occidentali, che hanno ignorato per otto anni il conflitto in Donbass – 14 mila morti fino ad oggi – scivolano ogni giorno di più nel bellicismo (che purtroppo hanno praticano per anni).

Nessuno lavora per il cessate il fuoco e la trattativa, ma anzi siamo passati velocemente dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all’Ucraina, fomentando Kiev allo scontro (con dichiarazioni incendiarie) e, di fatto, inducendola a non negoziare. Si arriva fino a ipotizzare il coinvolgimento occidentale nella guerra che pure l’ex segretario alla Difesa Usa e Capo della Cia, Leon Panetta, ritiene possibile.

Il nostro generale Marco Bertolini dice: “I toni di Johnson sono duri, quasi vorrebbe entrare in guerra. Sono gli stessi toni di Biden. Non lo dicono apertamente, ma fosse per loro una guerra la affronterebbero volentieri”.  Continua

L’analisi più intelligente e realista, per capire la tragedia in corso fra Russia e Ucraina è uno straordinario articolo di Henry Kissinger, To settle the Ukraine crisis, start at the end, pubblicato sul Washington Post il 5 marzo del 2014 (eccolo QUI tradotto dal blog di Massimo Borghesi). Alla luce degli ultimi eventi questa analisi è ancora più attuale. E non a caso lo stesso Kissinger cita positivamente il pensiero di Solzenicyn, sulla vicenda Russia/Ucraina.

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Oggi tutti siamo sconcertati dalla drammatica scelta bellica della Russia e ci chiediamo cos’ha in mente Putin. Eppure, quando arrivò al potere, nel 1999, tese la mano all’Occidente, ipotizzando perfino l’adesione alla Nato. Ci fu l’accordo di Pratica di Mare con Bush, propiziato da Berlusconi, nel 2002, e l’ingresso della Russia nel G7.

Ma subito dopo gli Usa chiusero quella porta e capovolsero l’atteggiamento verso la Russia. Perché?

Anche una personalità di grande statura morale come il Premio Nobel Aleksandr Solzenicyn (1918-2008), provò a farci capire il tragico errore dell’Occidente. Basta leggere il suo libro “Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni 1994-2008” (Marsilio). Continua

PARLA FALCONE  

La separazione delle carriere di giudici e Pm, su cui è stato indetto un referendum approvato dalla Corte Costituzionale, rappresenta un attacco all’ordine giudiziario? O è una riforma salutare?

Cosa ne pensava – per esempio – Giovanni Falcone che della magistratura è un simbolo prezioso?

Si può leggere la sua opinione, al di sopra di ogni sospetto, nel volume “Interventi e proposte (1982-1992)”, pubblicato nel 1994 da Sansoni editore con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Continua

Dov’è finito il Centrodestra? Esiste ancora? La risposta a questa domanda diventa sempre più urgente. Nel Paese c’è sicuramente un “popolo di centrodestra” che continua ad essere maggioritario (nei sondaggi stacca di molti punti la Sinistra), ma nei palazzi della politica non si vede più una leadership riconosciuta e una coalizione unita. Anzi, pare che ogni giorno crescano le polemiche, le diffidenze e le distanze fra i leader.

Da queste colonne, con mesi di anticipo, ci eravamo chiesti se il Centrodestra sarebbe arrivato unito alle elezioni politiche, viste le scelte opposte sul governo Draghi, e avevamo espresso forti dubbi sulla possibile ricucitura. Continua

Al Simposio sul sacerdozio, concluso ieri in Vaticano, si respirava un clima triste, pesante perché è il sacerdozio cattolico è sotto attacco: per gli scandali e certe campagne mediatiche, ma anche per le pressioni del Sinodo tedesco e per la crisi delle vocazioni.

Il Papa, intervenendo, invece di discutere di teorie ha parlato di quei preti che, con la loro vita e la loro testimonianza, fin dalla mia infanzia mi hanno mostrato ciò che dà forma al volto del Buon Pastore”.

Così ha espresso ciò che gran parte dei cristiani (compreso chi scrive, ma anche tanti non credenti) avrebbero testimoniato: la presenza buona di tantissimi sacerdoti incontrati nel corso degli anni, la cui umanità ha permesso di vedere e toccare con mano l’umanità di Gesù. Continua

L’Unione Europea sta per dichiarare guerra al vino e non sarà solo una guerra contro l’Italia, ma pure contro la cultura e la storia della nostra civiltà.

Ecco la notizia: martedì 15 febbraio verrà discusso al Parlamento europeo il cosiddetto “Cancer Plan”. Il quale, di per sé, ha una finalità giusta, combattere il cancro, ed avrà pure un finanziamento di 4 miliardi a integrazione delle risorse investite dagli Stati. Solo che vogliono perseguire questa sacrosanta finalità mettendo nel mirino anche il vino.

L’Unione italiana vini già prevede effetti devastanti per il settore se il piano non sarà cambiato (un crollo del 35% del fatturato, che equivale a 5 miliardi di euro l’anno). Continua

Ormai da mesi, certi media – a proposito della crisi Ucraina – hanno calzato l’elmetto e suonano la fanfara contro l’“espansionismo russo” che la Nato – a loro dire – dovrebbe contrastare.

In realtà se si guarda una cartina geografica si vede che ad essersi allargata smisuratamente in Europa, dagli anni Novanta, è la Nato, non la Russia (che non è più neanche Urss, ma si è ridotta appunto alla sola Russia).

Infatti sono passate dal Patto di Varsavia (che non esiste più) alla Nato: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria nel 1999, poi nel 2004 Bulgaria, Slovacchia, Romania, Slovenia e perfino Estonia, Lettonia e Lituaniache facevano addirittura parte dell’Urss; infine Croazia nel 2009, Montenegro nel 2017 e Macedonia del Nord nel 2020. Anche l’Albania – che non era nel Patto di Varsavia perché filocinese – c’è entrata nel 2009. Continua

RIMOZIONI

Un anno fa, per il centenario della fondazione del Pci, Pierluigi Battista, raro intellettuale anticonformista, uno che ha spesso criticato la storica indulgenza della cultura italiana nei confronti del comunismo, sul “Corriere della sera” propose “una molto sommaria integrazione per così dire bibliografica (di una bibliografia troppo oscurata o addirittura ignorata) che potrebbe almeno in parte simboleggiare un blando antidoto a una lettura troppo auto-apologetica sparsa a piene mani a cento anni da Livorno’21”.

Seguiva una lunga lista di opere fondamentali per capire cosa è stato il comunismo (e quindi cosa è stato il Novecento): da “Arcipelago Gulag” di Aleksandr Solzenicyn a “I racconti della Kolyma” di Varlam Salamov, da “Gulag” di Anne Applebaum a “Il Grande Terrore di Robert Conquest, autore anche del “Secolo delle idee assassine”. E poi “Prigioniera di Stalin e Hitler” di Margarete Buber-Neumann, “Tutto scorre” di Vasilij Grossman, “L’epoca e i lupi” di Nadezda Mandel’stam, “Il passato di un’illusione” di François Furet, “Il dottor Zivago” di Boris Pasternak, “Buio a mezzogiorno” di Arthur Koestler e una quindicina di altri titoli (si potrebbero aggiungere ancora opere importanti, come – per esempio – “Cigni selvatici. Tre figlie della Cina” di Jung Chang).

ROSSO ANTICO

Non risulta che il centenario del Pci abbia prodotto una riflessione seria su cosa fu (e cosa è) il comunismo, né pare che siano state “integrate” le biblioteche e la visione intellettuale della classe colta italiana. Continua

A PROPRIE SPESE

La “Recherche” di Marcel Proust è una delle opere fondamentali del Novecento. Eppure inizialmente non fu apprezzata dagli editori: “Nel dicembre 1913, la prima parte della ‘Recherche’, rifiutata da vari editori, arrivava finalmente nelle librerie, pubblicata, a spese dell’autore, da Grasset”.

Lo scrive Alberto Beretta Anguissola in “Proust: guida alla Recherche”(Carocci), un prezioso volumetto, utilissimo per apprezzare l’opera di Proust in tutta la sua ricchezza, fuori dai soliti e risaputi clichés. Continua

Il dissidio fra i leader dei tre partiti del centrodestra sembra grave. Non si era mai visto nulla del genere. E, a questo punto, anche se torneranno necessariamente a incollare i cocci, perché nessuno di loro può permettersi rotture definitive, resteranno ben visibili le incrinature.

Come potranno evitare che domani possano provocare nuove fratture? Al centrodestra non basterà più un semplice incontro di pacificazione fra i leader. Stavolta non può finire a tarallucci e vino. Dovranno chiarirsi armandosi di pazienza, di spirito costruttivo e di umiltà.

Ma forse è necessario a questo punto anche un salto di qualità che si lasci alle spalle il passato. Magari con una figura di “federatore” super partes per voltare pagina e aprire una nuova fase politica. Continua