COINCIDENZE

Gianfranco Pasquino, politologo e accademico dei Lincei, ha pubblicato “Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana” (Utet), libro che è stato (insolitamente) stroncato sull’inserto culturale del “Sole 24 ore” (4/7).

Il recensore impietosamente sottolinea le “sviste notevoli” che, a suo avviso, sono contenute nel volume, dove per esempio si “afferma che ‘Il Borghese’, nato nel 1950, sostenne il Fronte dell’Uomo qualunque, estinto l’anno prima”.

Il recensore aggiunge poi che “non mancano giudizi avventati o non conformi a verità”. Una frase, in particolare, provoca la sua irritazione come “una mosca nel minestrone”.
La frase pasquiniana sotto accusa è basata sull’idea per cui il fascismo non fu totalitario: “Con buona pace di Mussolini, che avrebbe voluto diventare ‘totalitario’, ma non ci riuscì, e si adeguò – e anche di Emilio Gentile (da ultimo, 2020) che imperterrito combatte la sua personale battaglia di lungo corso e contro molti a favore della interpretazione ‘totalitaria’”. Continua

Ha vinto l’Italia, il popolo è esploso gioiosamente cantando l’inno nazionale e sventolando il tricolore. Così nei salotti snob è suonato l’allarme: che fare?

Contrordine compagni. Quelli che fanno sempre professione di cosmopolitismo, che tuonano contro le identità, le nazioni, le frontiere, quelli che si sentono “cittadini del mondo” e accusano gli avversari di “sovranismo”, si sono rapidamente adeguati.

D’improvviso tutti patrioti (per qualche ora). Non più bandiera della Ue, bandiere rosse o bandiere arcobaleno, ma tutti a sventolare il tricolore, perfino su quel giornale che da mesi, sotto la testata, come sfida ideologica, ha collocato la bandiera della UE (e solo quella).

E perfino sulla prima pagina di “Repubblica” dove l’editoriale di ieri, firmato da Ezio Mauro, era intitolato addirittura “La passione tricolore”. Bella espressione che – se fosse il titolo di una manifestazione del centrodestra – verrebbe immediatamente bombardata come un segnale di rozzo sovranismo, di sciovinismo e di pericoloso nazionalismo nostalgico.

Perché il vero sport prediletto di certe élite progressiste non è il calcio, ma è sempre stato l’auto denigrazione nazionale, il sentirsi anti-italiani, è il vincolo esterno, la cessione di sovranità, è la cittadinanza UE, è la filippica contro “l’Italia alle vongole” che rappresentano plebea, provinciale, rozza, corrotta, mentre gli altri popoli europei, loro sì che sono civili e seri (infatti abbiamo visto ieri come si sono comportati civilmente molti tifosi dell’Inghilterra, da decenni esaltata come esempio di fair play, di signorilità e virtù civiche). Continua

Sapere che nella bellissima e antica Montalcino, terrazza affacciata sulla struggente Val d’Orcia, è stato appena aperto un museo del vino non stupisce, perché è la patria del Brunello, uno dei più famosi vini del mondo.

Ma in Toscana nulla è così banale, tutto è speciale ed è immerso nel di-vino. Anche il vino. Infatti la vera notizia è un’altra: con un investimento di due milioni di euro si è restaurato il complesso monumentale del convento di Sant’Agostino (XIV-XV secolo) che comprende l’antica chiesa e l’ex convento ed ex seminario, con il museo diocesano-civico e il museo archeologico: 5.500 metri quadrati di storia, fede e arte.

È qui che, in collaborazione con 60 cantine, si è aperto ora il “Tempio del Brunello”, circondato dalla bellezza sacra, dalle tavole di grandi artisti del medioevo senese come Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Sano di Pietro, Bartolo di Fredi e poi da sculture di artisti come Jacopo della Quercia e Francesco di Valdambrino, senza dimenticare il San Sebastiano di Andrea della Robbia. Continua

NOZIONI

Bisognerebbe tenere a mente certe nozioni di storia e di geografia nel dibattito pubblico e non sempre accade. Per esempio, consideriamo la differenza fra l’Europa e l’Unione Europea.

L’Europa è un continente che va dall’Atlantico agli Urali, come ricordava Giovanni Paolo II sottolineando la sua identità giudaico-cristiana e la sua eredità greco-romana. Comprende 43 Stati più alcuni transcontinentali.

Invece l’Unione Europea comprende 27 Stati che, da qualche decennio, hanno sottoscritto un trattato internazionale.

Molti Paesi non hanno sottoscritto tale Trattato e non sono nella UE, ma fanno parte dell’Europa, da sempre: per esempio Svizzera, Russia, Gran Bretagna (uscita di recente dalla UE), Islanda, Norvegia, Ucraina, Albania, Serbia eccetera.

Ebbene, questa distinzione (fondamentale) talora si perde forse per l’abitudine erronea di chiamare “Europa” quella che invece dovrebbe essere chiamata “Unione Europea” (c’è anche, in tale brutta consuetudine, una certa arroganza politica). Continua

La liberazione dell’Italia dal dominio straniero e la sua unificazione – com’è noto – è avvenuta nell’Ottocento, dopo secoli di decadenza politica, in enorme ritardo su quasi tutti gli altri paesi, per via militare, con l’intromissione di altre potenze e con guasti storici colossali, soprattutto al Meridione d’Italia.

Ma pochi sanno che il sogno di un’Italia libera avrebbe potuto realizzarsi già nel Cinquecento. In quegli anni l’Italia era la capitale culturale del mondo, nelle corti europee si imparava l’italiano come oggi si studia l’inglese. Le città italiane erano le più ricche e fiorenti d’Europa.

La Firenze rinascimentale e la Roma papale illuminavano la civiltà europea e perciò mondiale. Dunque un’Italia libera e potenzialmente unita, in quel momento storico, sarebbe stata una potenza di primissimo piano. Continua

La vittoria della Nazionale italiana su quella belga – agli Europei di calcio – è una pagina gloriosa del nostro sport più amato e più popolare.

Ma – per capire il clima in cui si è disputata la gara – va ricordato (con un sorriso) questo titolo del “Corriere della sera” di venerdì, poche ore prima della partita: “Belgio-Italia, perché Lukaku & co. sono così forti? Squadra multietnica, le antiche differenze sono diventate l’arma in più”.

Considerata la sentenza del campo non sembra un titolo azzeccatissimo: il Belgio non è apparso poi così forte. Oltretutto il “Corriere” pure nel sottotitolo enfatizzava la sua acutissima analisi: “La chiave è stata il modello multietnico stile Francia 1998: oggi lo spogliatoio è multirazziale, la lingua comune l’inglese e la diversità è diventata virtù”.

Cosa c’entri tutto questo con il calcio non si capisce. Purtroppo gli Europei di quest’anno hanno subìto una fastidiosa invasione di campo della politica. Continua

MERCATISMO

La polemica lanciata dal vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano contro il governo Draghi perché – fra gli altri – si avvale di due economisti “liberisti” è surreale per tanti motivi.

Ma ce n’è uno particolare. Il Pd – e ancor prima l’Ulivo – è stato totalmente immerso in quel “pensiero unico” che – come scrive Michael Sandel in “La tirannia del merito” (Feltrinelli) – considera i “meccanismi del mercato” come “i principali strumenti per realizzare il bene pubblico”. Continua

Che fine hanno fatto i cattolici del Pd? La domanda s’impone ora che – protagonista di tutte le battaglie più laiciste – il Pd è entrato in guerra aperta contro il Vaticano e soprattutto contro il Vaticano di papa Francesco.

Cioè contro quel Papa che Letta diceva di considerare un punto di riferimento e che – in fondo – oggi chiede solo correzioni al Ddl Zan a difesa della libertà di tutti gli italiani. È una situazione nuova per il Pd.

Nel partito che doveva unire due anime opposte, quella comunista del Pci e quella “cattolico democratica” della Sinistra diccì, non c’è più traccia di cultura cattolica. E non si vede al suo interno neanche quella cultura liberale e socialista che rifiuta indottrinamenti, bavagli, dogmi e pedagogie di Stato.

C’è solo quella (post) comunista diventata radical-chic. Tutto il Pd ormai professa l’ideologia soffocante del “politicamente corretto”. Continua

FUOCO DI PAGLIA

I maggiori leader della (progressista) Comunità di S. Egidio vanno all’attacco della Santa Sede per la sua nota diplomatica allo Stato italiano sul Ddl Zan.

Monsignor Vincenzo Paglia dichiara perentoriamente alla “Stampa” (24/6) che “quella nota non andava scritta”. Ma è il presidente della Pontificia accademia della vita e attaccando pubblicamente l’iniziativa diplomatica della Sede Apostolica, attacca il papa. Non è imbarazzante per un ecclesiastico che occupa un posto di alto rango nella curia vaticana?

L’altro leader di S. Egidio, Andrea Riccardi – pure lui contro la Santa Sede – tuona dalle colonne di “Repubblica” e dice che, a suo avviso, tale nota è “attribuibile ad ambienti italiani della Segreteria di Stato”, non al papa.

Idea plausibile? Il professor Cesare Mirabelli, ex presidente del Csm e della Corte Costituzionale, nonché consigliere generale della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, ha dichiarato: “non si può immaginare che un passo di questo genere sia avvenuto senza l’assenso esplicito di Papa Francesco” (Huffington post, 22/6). Continua

Il fatto che la Santa Sede sia stata costretta a fare un passo diplomatico formale per segnalare al Governo italiano che il disegno di legge Zan, attualmente sotto esame parlamentare, violerebbe il Concordato fra Stato italiano e Chiesa Cattolica sul tema della libertà (attenzione: non si sta parlando di un “privilegio” della Chiesa, ma delle libertà di tutti gli italiani) è un evento eccezionale, che è accaduto raramente e che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme.

Infatti in questa occasione la Chiesa non entra nel merito di questa o quell’opinione su omosessualità, genere o famiglia, temi su cui ci sono molte idee diverse (di sicuro sotto l’attuale pontificato non sono mai state intraprese particolari “battaglie culturali” in proposito). Continua