“Chi sa, fa. Chi non sa, insegna”, diceva già Oscar Wilde.
E la battuta fotografa l’attuale situazione italiana dove c’è da una parte (sui media, sotto i riflettori) un’antimafia parlata che spesso si autocelebra. E dall’altra (nel silenzio, ignorata dai media) un’antimafia concreta, che negli ultimi mesi sta letteralmente sbaragliando le mafie e specialmente la camorra, proprio nel territorio raccontato da Gomorra di Roberto Saviano. Continua

“Chi sa, fa. Chi non sa, insegna”, diceva già Oscar Wilde.
E la battuta fotografa l’attuale situazione italiana dove c’è da una parte (sui media, sotto i riflettori) un’antimafia parlata che spesso si autocelebra. E dall’altra (nel silenzio, ignorata dai media) un’antimafia concreta, che negli ultimi mesi sta letteralmente sbaragliando le mafie e specialmente la camorra, proprio nel territorio raccontato da Gomorra di Roberto Saviano. Continua

(D)anni passati

Le élite intellettuali che hanno flirtato con l’ideologia marxista, sono uscite senza alcun serio esame di coscienza da quella ubriacatura. Rari coloro che hanno lealmente guardato in faccia, per esempio, il delirio seguito al ‘68.
L’attore Michele Placido, intervistato di recente da Magazine (28/5), ha dolorosamente riconosciuto: “Ripensando a quegli anni non riesco a capire come potessi pensare certe cose. Non ero l’unico, ma arrivai a simpatizzare con le Br durante il rapimento Moro. Pura follia. E prima ancora i giudizi sulla morte di Pinelli, sull’omicidio Calabresi… gli errori di valutazione di una certa sinistra in quel periodo, visti oggi, sembrano dettati da turbe psichiche collettive”.
Interrogato sul caso Calabresi ha risposto: “A me non dispiacerebbe assistere a una catarsi social-cristiana”. Continua

Chi scriveva queste cose nel luglio 1997?
Il Pds, come “ceto politico”, è “un cane morto”, “il suo stato è sotto ogni punto di vista desolante: il gruppo dirigente nazionale è in buona parte formato da inetti, i gruppi dirigenti locali sono del tutto al di sotto della funzione”. Il partito “non può essere rianimato”. Rileggiamo: Inetti.

Chi formulava questi “lusinghieri” giudizi? Fu Berlusconi? O Feltri? No. Furono scritti, nero su bianco, dalle due menti dello staff di D’Alema, cioè Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino, in un documento top secret che sembra un po’ il canovaccio della strategia dalemiana in quegli anni (è venuto alla luce grazie ad un libro di Alessandra Sardoni, “Il fantasma del leader”). Continua

Mussoloni

Marco Bellocchio, regista di “Vincere”, ha risposto a una domanda del Corriere.Tv sul parallelo, fatto da qualche giornale straniero, fra il ventennio fascista e l’epoca di Berlusconi. Dice Bellocchio: “Non mi sembra. Il paragone Mussolini-Berlusconi è un po’ forzato, però si sente in Italia un’atmosfera molto pesante di conformismo”.

Di certo il conformismo è sempre in agguato ed è da temere o da ridicolizzare quando diventa sciocco servilismo (in qualsiasi schieramento), ma – a leggere la stampa in questi giorni – occorre davvero molta fantasia per vedervi conformismo berlusconiano. Semmai sembra si sia tornati all’antiberlusconismo degli anni Novanta.
Inoltre Bellocchio dimentica il vero, soffocante conformismo che da decenni domina la cultura (cinematografia compresa): il conformismo di sinistra.
Il regista ne ha notizia? E cos’ha fatto lui, nei decenni, per combattere questo autentico “regime” ideologico? Continua

Ricordate la sinistra pacifista attorno al 2004? Tutta l’Italia piena di bandiere arcobaleno, manifestazioni di massa, scuole e piazze occupate, appelli di intellettuali, programmi televisivi, ogni giorno articoli su articoli. Sembrava l’emergenza assoluta. I pensosi leader della sinistra e i loro giornali si mostravano allarmatissimi per le sorti del mondo.

Ma l’altroieri il tiranno della Corea del Nord ha fatto un test atomico con lancio di missili (ieri ha replicato), un’esplosione paragonabile a Hiroshima, ha perfino provocato un terremoto. Obama ha parlato di minaccia alla pace mondiale, subito l’Onu si è riunito e i giornali del pacifismo nostrano su cosa hanno titolato? Su Noemi.
Questo sì che è importante, secondo loro: la festa di compleanno di Casoria. Certo, concede Concita De Gregorio, “direttora” dell’Unità, “succede anche altro. La Corea del nord fa test atomici”, ma volete mettere la quisquilia coreana, liquidata con una riga (una!) dalla “direttora”, rispetto a Noemi. Continua

Bisogna avere proprio un cuore di pietra per vedere la copertina dell’Unità di ieri senza scoppiare a ridere. C’era da scompisciarsi dalle risate.
La Sinistra escogita sempre modi diversi con cui farsi del male. E il colpo di genio con cui la “direttora” Concita De Gregorio ha pensato di convincere gli italiani a mandare definitivamente alla malora il Partito democratico è mirabile. Ha sparato in copertina le foto di alcuni freschi boccioli della politica italiana, Armando Cossutta, Dario Fo, Margherita Hack, Marco Pannella, Giorgio Bocca, Pietro Ingrao e Giorgio Ruffolo. Col titolo: “La rabbia dei padri” (nel senso di nonni). Il loro “allarme” è riassunto in queste parole: “fermare l’offensiva del premier”. Continua

Per chi suona la campagna (referendaria)? Di sicuro le urne rischiano di essere funerarie (politicamente) per referen-Dario Franceschini che è davanti a un’alternativa tragica: perdere la faccia o perdere la poltrona (e tutto il resto).

La scelta non è entusiasmante. Fin dall’inizio infatti il Pd è stato favorevole al referendum elettorale del 21 giugno (ci sono suoi dirigenti nel comitato promotore), ma ora che si è schierato per il sì anche Berlusconi, ora che la vittoria del referendum promette al Pdl da solo, senza Lega, di prendersi il 55 per cento dei seggi, il Pd è terrorizzato. Dovrebbe mettersi a fare opposizione a se stesso, disdicendo la posizione già decisa? Continua

A costo di subire un vero linciaggio mediatico, il Papa della mitezza (che davvero è il “Papa buono”) ha teso la mano ai lefebvriani, come un padre misericordioso a un figlio scappato di casa. Ebbene, adesso c’è chi ricambia mordendogli la mano.
L’attacco a Benedetto XVI della rivista lefebvriana “Sì, sì, no, no” – di cui ancora nessuno si è accorto – appare pesantissimo. In sostanza accusano Ratzinger di eresia. Nientemeno!

Naturalmente “Sì, sì, no, no”, che si definisce “Quindicinale cattolico Antimodernista”, non è un periodico ufficiale della Fraternità San Pio X, ma da sempre è legato ad essa, per decenni è stato diretto da un sacerdote che è ai vertici della Fraternità, viene regolarmente diffuso al suo interno e non risulta che abbiano preso le distanze dagli anatemi lanciati contro il Pontefice. Continua

“Cristo me trae tutto, tanto è bello”. Le parole fiammeggianti di Jacopone, che riflettono il cuore ancor più ardente di Francesco d’Assisi, stanno agli inizi di quell’esplosione di gioia che sono le laudi. Che si fanno piene di dolore e compassione di fronte allo strazio di Gesù crocifisso. Angelo Branduardi ripropone in concerto in questi giorni il suo repertorio francescano. Così come Ambrogio Sparagna aveva fatto con i canti popolari natalizi a fine anno all’Auditorium di Roma.

Ma chi veramente, da decenni, ha riscoperto e ripropone i tesori della musica popolare e cristiana, per beltà paragonabili alle nostre chiese romaniche e alle pale d’altare, è Riccardo Marasco. Vero pioniere e straordinario interprete per le doti vocali che lo hanno portato a cantare in tutto il mondo. Gli chiediamo allora di guidarci fra le laudi sulla Passione di Gesù. Continua