Romano Prodi dunque ha promesso all’Italia “la felicità”.
Ci crede e ne è entusiasta Roberto Cotroneo sull’Unità.
La promessa arriva proprio nelle ore in cui, su “Grazia”, è uscita una commovente confessione (privata) di infelicità e solitudine di Emma Bonino. La vedremo, ma prima bisogna chiedersi come Prodi pensa di dare tonnellate di felicità a tutti. Per decreto legge? O farà una commissione? O incaricherà Rosy Bindi, Pecoraro Scanio, Caruso e Diliberto?
Ha promesso la felicità che è come garantire – dal 10 aprile – il Paradiso in terra.
Non si sarà sbilanciato un po’ troppo? Non riesce neanche a spiegare dove troverà le risorse per diminuire di 5 punti il cuneo fiscale sul lavoro dipendente e si lancia in questa mirabolante promessa. Peraltro non richiesta.
Agli italiani basterebbe molto meno: un po’ di buona amministrazione, strade e treni più veloci, fisco meno oppressivo, mondo islamico meno minaccioso e più libertà dalle burocrazie (anche europee).

Ma Prodi se ne infischia di queste aspettative.
Sul fisco paventa nuove mazzate, di modernizzazione (com’è la Tav) non parla per non irritare Verdi e comunisti e le burocrazie saranno moltiplicate, con le spese (come emerge dal programma dell’Unione). Continua

Cosa si aspettava Umberto Eco comunicando al Paese che – in caso di vittoria del centrodestra – avrebbe lasciato la patria orba del suo ingegno riparando per sempre all’estero?
Evidentemente era certo che un fremito di disperazione avrebbe scosso la penisola. Ma a cinque giorni da tale annunciata dipartita possiamo dire che non si segnalano scene di lutto nelle piazze. Non si ha notizia di persone che si siano suicidate, buttandosi dai terrazzi o ingerendo lamette, nessuno che si sia incatenato all’Altare della Patria per scongiurare una così tremenda perdita.
Neanche i parenti dello scrittore – che si sappia – sono scoppiati in un pianto dirotto, né i vicini di casa hanno intonato uno struggente “Resta cu nnoi/ nun ce lassà…”.
Anzi, il suo annuncio – e ci spiace per il professore – ha invece scatenato l’entusiasmo del popolo di centrodestra.
C’è perfino qualcuno che – pur deluso dal governo – ci scrive: “non avevo tanta voglia di tornare a votare, ma se si tratta di mandare Eco e i suoi accoliti a quel Paese, allora corro”.
A “Libero” continuano ad arrivare lettere di persone che gioiosamente si danno appuntamento l’11 aprile per il “saluto ai migranti”. E c’è perfino chi si dice disponibile a contribuire alle spese di viaggio (di sola andata, naturalmente). Per incoraggiarli, per accompagnarli all’imbarco, perché non ci ripensino all’ultimo momento. Continua

Il grande Chesterton diceva: “mi piace il liberalismo, ma nient’affatto i liberali”.
Prendiamo i liberali italiani che pontificano dalle colonne dei giornali e discettano di liberaldemocrazia dalle cattedre universitarie.
Dove sono? Cosa dicono in queste ore? Non hanno nulla da obiettare sulla museruola che anche i loro giornali vogliono mettere alla Chiesa e al Papa in persona?
Sì, questo si pretende di fare. Un anno fa alcuni sedicenti libertari hanno teorizzato e ripetuto che il Papa e la Chiesa non possono parlare liberamente (per esempio sulla vita) altrimenti potrebbero essere arrestati 20 mila parroci italiani. E non si ricorda un solo intellettuale o opinionista liberale che sia insorto: non in difesa della Chiesa, ma dei fondamenti stessi della liberaldemocrazia.
Adesso Benedetto XVI non può neanche ricevere a casa sua chi vuole. Che diamine, mica può prendere sul serio il motto “libera Chiesa, in libero Stato”.
Bisogna informarlo. Prima di accordare un’udienza deve chiedere il permesso a Paolo Mieli, a Marco Pannella, a Eugenio Scalfari, a Pietro Citati, a Fassino, Bertinotti, Di Pietro, Pecorario Scanio e deve interpellare pure la cosiddetta “supercattolica” Paola Binetti la quale ieri si è detta “molto sorpresa” che Benedetto XVI compili la sua agenda senza chiedere il permesso a lei. Continua

… e, in coda, un impressionante reportage di AsiaNews: “Turchia, don Andrea Santoro: come se nulla fosse successo”. Lo dedico al disastroso Berlusconi che ha celebrato Erdogan e i turchi e ha snobbato don Andrea. Continua

Il metano ti dà una mano. Sì, attorno al collo, come si è visto in queste settimane per le forniture russe e per quelle libiche.

Fra le turbosciocchezze che i due leader antagonisti sparano in queste ore, è quasi introvabile (se non in un remoto e benedetto comma del programma del centrodestra) l’argomento serio che racchiude tutto: economia, politica (interna e internazionale), terrorismo, ambiente, perfino le bollette di casa, il pieno di benzina e i rapporti col mondo islamico, in poche parole il futuro.
Parlo dell’energia, o meglio del petrolio e poi della sua unica, vera alterntiva: il nucleare.
La situazione è drammatica. Urgono scelte (nucleari) coraggiose, invece si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia. Del deserto arabo. Continua

E’ stata feroce l’Unità con Calderoli per la maglietta su cui avrebbe fatto stampare le note vignette (dico “avrebbe” perché quella maglietta nessuno l’ha mai vista, è come il sarchiapone, si parla da giorni del nulla).

Domenica il giornale dei Ds lo definiva “il ministro indecente” e l’editoriale di Furio Colombo l’ha incenerito attribuendogli un “gesto volgare e irresponsabile” che – secondo Colombo – “ha provocato 11 morti (complice altrettanto irresponsabile un programma del Tg1 che ha trasmesso con allegria la vergognosa messa in scena)”.
Dunque non al dispotismo di Gheddafi e agli estremisti islamici vanno addebitati quei morti di Bengasi. No. Se ho ben capito l’articolo di Colombo sarebbero stati “provocati” dal gesto “volgare e irresponsabile” del ministro (la maglietta che non ha mostrato) “complice altrettanto irresponsabile il programma del Tg1” (che non ha mai mostrato le vignette).
Parole pesanti. Peccato che l’Unità e Furio Colombo dimentichino un particolare. Continua